L’agricoltura biologica in Veneto: dati 2006

 

Con il 2006 si è conclusa la rilevazione contabile delle aziende del campione biologico regionale, iniziata nel 2004 nell’ambito delle attività della “rete regionale di informazione economico-contabile agricola” del Veneto. In effetti non si tratta di un vero e proprio campione statistico, bensì di un gruppo di aziende che si può considerare una buona base di riferimento per l’esame di alcuni aspetti tecnico-produttivi ed economici. In ciascun anno del triennio sono state rilevate poco meno di cinquanta aziende, ripartite tra collina e pianura. Nel rapporto conclusivo vengono analizzati e messi a confronto, con riferimento al triennio considerato, alcuni aspetti particolarmente significativi come ad esempio la variazione della SAU biologica, gli indirizzi produttivi e l’evoluzione dei costi di produzione e dei redditi.

A giudicare dall’andamento della SAU biologica, l’interruzione dei contributi a sostegno di questo metodo di produzione, verificatasi nel 2006, sembrerebbe aver avuto un effetto negativo relativamente modesto sulle aziende considerate e comunque inferiore a quello rilevato dal SINAB riguardo al numero dei produttori veneti. In pratica l’ampiezza complessiva della SAU biologica delle aziende del gruppo avrebbe registrato una sostanziale tenuta. Mediamente la superficie agricola utilizzata delle aziende rilevate coltivata biologicamente è di circa 13,5 ettari. Le aziende totalmente biologiche sembrano orientate verso una maggiore specializzazione produttiva, soprattutto in viticoltura e frutticoltura, rispetto alle aziende miste e comunque la tendenza è verso il mantenimento delle scelte produttive. Sia la presenza di giovani imprenditori che della componente femminile è ancora relativamente modesta, essendo ambedue intorno al 20%. Le aziende rilevate per la quasi totalità sono di tipo familiare e per molte di esse la manodopera fornita dalla famiglia rappresenta l’unico apporto di lavoro.

Riguardo alla produttività, le rese delle colture erbacee ed arboree rilevate confermano una minore capacità produttiva delle coltivazioni biologiche rispetto alle convenzionali che varia per le erbacee dal 10 al 25% in meno. Anche il livello dei costi di produzione, considerati solo in termini di costi diretti (mezzi tecnici e noli), vede le colture biologiche abbondantemente sotto quelle convenzionali con riferimento all’unità di superficie, molto meno rispetto all’unità di prodotto. La redditività delle colture è stata indubbiamente penalizzata nel 2006 dalla mancanza dei premi relativi all’agricoltura biologica, in misura particolarmente rilevante quella delle colture erbacee estensive. Questo aspetto ha influito naturalmente sulla produttività economica aziendale complessiva che ha registrato nel 2006 un calo di oltre il 6%, nonostante il miglior andamento al netto dei premi. In conclusione la mancanza dei premi ha avuto un peso determinante anche nella riduzione del reddito netto medio nel complesso delle aziende rilevate.

Complessivamente nel 2006 il fatturato biologico delle aziende rilevate è stato di oltre 2,7 milioni di euro con un incremento sull’anno precedente di poco più del 5%. Quasi i ¾ del volume d’affari è stato realizzato con grossisti ed organismi cooperativi, suddiviso tra i due in parti quasi equivalenti. La così detta “filiera corta” (produttore-consumatore) ha beneficiato di un modesto incremento passando a poco più del 6% delle vendite.

PER UN APPROFONDIMENTO DEL TEMA:

Documento scaricabile (formato .pdf)

Campione regionale biologico 2006 – Rapporto di sintesi