Agricoltura: Bulgaria e Romania nell’UE
Veneto Agricoltura 26/01/2007 Temi
Agricoltura: Bulgaria e Romania nell’Unione Europea
Con l’inizio del 2007, l’Unione europea ha dato il benvenuto a due nuovi Paesi, Bulgaria e Romania. Si compie cosi il processo di allargamento a est dell’Unione, che è ormai composta da 27 paesi e circa 500 milioni di abitanti. Ma cosa comporta l’ingresso in Europa di 30 milioni di nuovi cittadini e di due Stati caratterizzati da una democrazia giovane e da un livello economico nettamente inferiore al nostro, con metodi produttivi ancora parzialmente tradizionali e standard qualitativi differenti?
Innanzitutto, l’Italia è uno dei partners economici principali dei Paesi. Il tessuto imprenditoriale dell’Italia settentrionale è da tempo protagonista, soprattutto in Romania, e per le nostre imprese le opportunità di collaborazione nella regione cresceranno ulteriormente.
In Romania, paese di 21 milioni e mezzo di abitanti, le imprese italiane sono oltre 11.500. Con il 21,3% dell’export e il 17,4 dell’import, l’Italia è il primo partner commerciale del paese. Grazie al costante flusso di investimenti esteri, la crescita economica negli ultimi anni si è mantenuta superiore al 4,5%, con un’inflazione al 9%. Il territorio presenta un vasto e fertile bacino alluvionale, attraversato dal Danubio. Il 42,5% del suolo e sfruttato dall’agricoltura: i cereali, tra cui prevalgono il frumento e il mais (entrambi circa 2 milioni e mezzo di ettari), occupano gran parte della superficie coltivata. Tra le altre colture: patate, ortaggi e frutta (soprattutto prugne, dalla cui distillazione si ricava il liquore nazionale, la zuica). Prevale l’allevamento degli ovini (7 milioni e mezzo di capi), cui seguono quello dei suini e dei bovini. La produzione di latte ammonta a 6 milioni di tonnellate l’anno, quella di carne 800.000, e di uova 400.000.
La Bulgaria presenta anch’essa una crescita economica superiore al 4%, ma inflazione crescente. Circa il 50% del suo commercio estero è diretto verso gli altri Stati europei, soprattutto Germania e Italia. In particolare l’Italia rappresenta il terzo paese dal quale la Bulgaria importa (1.500 milioni di dollari nel 2004), e il primo verso il quale esporta (1.300 milioni di dollari nel 2004). Dei quasi 8 milioni di abitanti, il 9 % è ancora impegnato nel settore primario: le principali colture sono quelle cerealicole, praticate soprattutto nella fertile pianura formata dagli affluenti del Danubio (1 milione ha coltivati a frumento, mais e riso); grandi colture di esportazione sono il girasole (700.000 ha) e il tabacco (50.000 ha). Coltivazioni tipiche del paese sono quelle delle rose e delle fragole; la vite (più di 100.000 ha) alimenta la produzione di vini di crescente qualità (Pamid, Mavrud, Gamsa). La grande estensione di pascoli (17% del territorio) favorisce l’allevamento, soprattutto di ovini (quasi 2 milioni di capi) e suini (quasi 1 milione). Sviluppata è anche l’avicoltura e il settore della produzione casearia, con 1 milione e mezzo di tonnellate di latte prodotte nel solo 2005.
Romania e Bulgaria hanno fatto il loro ingresso nell’Unione dopo circa dieci anni di negoziati, grazie agli sforzi compiuti per adeguarsi ai criteri richiesti. Tuttavia permangono nei due paesi alcune lacune, sulle quali le autorità comunitarie intendono vigilare. Tra le misure transitorie stabilite al fine di tutelare i cittadini da merci prodotte senza il rispetto degli standard europei di qualità e sicurezza, alcune riguardano il settore primario.
Più di 11,5 milioni di euro sono stati stanziati per finanziare programmi locali di monitoraggio, controllo e sconfitta delle malattie animali in linea con la legislazione europea in materia veterinaria. L’influenza suina classica (CSF) è ancora endemica in Romania, con più di 500 casi riportati nello scorso anno. Anche la rabbia, benché debellata nella gran parte dei Paesi dell’Europa orientale, è ancora presente in Romania e Bulgaria. Completano il quadro delle misure finanziate dai fondi europei, la sorveglianza contro l’influenza aviaria e la salmonella, e l’adeguamento agli obblighi derivanti dalla legislazione UE.
Grandi sforzi vanno ancora compiuti sul fronte della sicurezza alimentare. Nel 2005 meno del 50% degli stabilimenti caseari romeni adempiva agli standard richiesti dalle norme europee. Per evitare la circolazione in tutto il territorio dell’Unione di prodotti ottenuti con procedure non rispondenti alle regole veterinarie europee, numerosi stabilimenti caseari e di produzione e lavorazione di carni e pesce di Romania e Bulgaria hanno ricevuto un periodo di proroga per mettersi in regola con gli standard richiesti. I 387 stabilimenti in questione continueranno a vendere nel mercato nazionale, ma i loro prodotti non potranno essere esportati negli altri stati membri per un periodo transitorio di due anni. Tale limitazione sarà garantita da severi controlli e l’utilizzo di apposite etichette. Allo stesso modo, i beni alimentari prodotti e confezionati prima della data d’ingresso dei due paesi nell’Unione europea, potrebbero non essere conformi alle norme veterinarie europee, e non possono, pertanto, essere commercializzati negli altri stati membri ma solo nei mercati nazionali romeni e bulgari. Solo i prodotti provenienti dagli stabilimenti adeguati alle normative europee potranno essere commercializzati in altre parti d’Europa. E’ stato inoltre deciso di istituire 16 nuovi posti di blocco, 8 in Romania e 8 in Bulgaria, per controllare i prodotti veterinari provenienti da paesi terzi che entrano nell’Unione Europea attraverso i nuovi confini in Romania e Bulgaria.
Un altro tema che interessa il cittadino, è quello legato alla possibilità per bulgari e romeni di circolare e soggiornare liberamente nel territorio dell’Unione. Il trattato d’adesione prevede dei periodi di limitazione alla libera circolazione dei lavoratori bulgari e rumeni nell’UE che ciascun paese – inclusa beninteso l’Italia – può introdurre fino a una durata massima di sette anni. Durante questo periodo transitorio, ogni paese può continuare ad applicare la propria legislazione nazionale invece di quella comunitaria che prevede la piena libertà di circolazione dei lavoratori. Solo nel 2014 si avrà, quindi, la cessazione di tutte le misure transitorie e la piena libertà di circolazione dei lavoratori bulgari e romeni in tutti i paesi dell’Ue. Le misure transitorie non riguardano chi lavorava già legalmente in uno degli altri Stati membri alla data del 1° gennaio 2007.
Per l’ingresso nel mercato del lavoro, l’Italia ha previsto un periodo di regime transitorio di un anno. Tale regime stabilisce però l´apertura immediata per i settori del lavoro dirigenziale e altamente qualificato, quello agricolo e turistico-alberghiero, il lavoro domestico e di assistenza alla persona, edilizio e metalmeccanico, nonché per il settore del lavoro stagionale e del lavoro autonomo, e prevede per i settori diversi da questi una semplificazione delle misure d’accesso.
“L’ultimo allargamento – ha dichiarato il Presidente della Commissione europea Barroso – ha dimostrato di essere un grande successo. Questo processo, se condotto correttamente, produce un circolo virtuoso sia per i paesi già membri che per quelli che si apprestano ad entrare. L’allargamento stimola la crescita economica e la coesione sociale, e rafforza il ruolo e l’influenza dell’Unione Europea nel mondo”.
Fonte: Commissione europea – Rappresentanza in Italia
Veneto Agricoltura
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