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Il calo delle aziende è un aspetto ormai strutturale del comparto florovivaistico veneto, in linea con l’andamento del settore primario regionale. A questo, negli ultimi anni si è aggiunta anche una continua riduzione delle superfici coltivate, confermata anche nel 2018, mentre tengono le quantità prodotte e soprattutto il valore della produzione generato dalle aziende del comparto. Nonostante alcuni segnali positivi, permangono tuttavia le difficoltà di mercato, fortemente influenzate dalla debolezza della domanda interna e da un gap competitivo con i principali competitor nazionali che le aziende faticano a colmare. Ciò significa che la fase di transizione e la ristrutturazione del settore sono ancora in atto e che il comparto fatica a trovare soluzioni migliorative per affrontare il mercato. È questo, in sintesi, quanto emerge dall’analisi annuale effettuata dagli esperti economici di Veneto Agricoltura, l’Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario.
Continua la flessione del numero di aziende venete attive, che nel 2018 si è attestato a 1.451 unità (-2,4% rispetto al 2017): in calo soprattutto le province di Rovigo (95 aziende, -10,4%), Verona (219 unità, -6%) e Vicenza (128 aziende, -4,5%), con variazioni superiori alla media regionale. Padova, nonostante una riduzione del -1,5%, si conferma la prima provincia per numerosità delle aziende (445), seguita da Treviso (317 aziende) che, in controtendenza, registra un leggero aumento, come Belluno (45 unità, +2,3%), mentre Venezia rimane invariata (202 aziende). La diminuzione delle aziende colpisce un po’ in tutti i diversi aggregati produttivi: il comparto del vivaismo ornamentale, dove si concentra il maggior numero di aziende (1.300 unità), registra una perdita del -2,7% rispetto al 2017. Seguono, per numerosità, il vivaismo orticolo (511 aziende, -3%) e il vivaismo frutticolo (223 aziende), che registra la flessione più consistente (-11,9%). Da segnalare che sono in aumento le aziende specializzate in un solo comparto produttivo, che nel 2018 sono state 777 unità (+4,7%), mentre sono in calo quelle attive in almeno due comparti (552 aziende, -2,6%) e soprattutto quelle che operano in tre o più comparti (131 unità, -30%): la fuoriuscita di aziende “generaliste” e la permanenza nell’arena competitiva di aziende maggiormente specializzate è un aspetto positivo per il comparto, che tende ad essere costituito da aziende più strutturate e organizzate. Considerando le principali caratteristiche aziendali, le aziende iscritte al RUP (Registro Unico dei Produttori) diminuiscono leggermente 816 unità (-1%), così come quelle con l’autorizzazione all’uso del passaporto fitosanitario (411 unità, -0,5%), mentre scendono maggiormente le aziende considerate “piccoli produttori” (657 aziende, -4%). Sono in forte crescita invece le aziende che hanno ottenuto la CAC (Conformità Agricola Comunitaria) necessaria per la commercializzazione nell’UE: nel 2018 sono state 264 (+18,4% rispetto al 2017). Il forte incremento si deve quasi del tutto alle aziende che hanno ottenuto la CAC frutticola (+38,7%), che sono passate da 93 a 129 unità.
La superficie destinata al florovivaismo in Veneto è ulteriormente diminuita, scendendo al di sotto dei 2.600 ettari coltivati (-4%). La flessione riguarda quasi esclusivamente le superfici coltivate in piena aria (1.930 ha, -5%), mentre quelle in coltura protetta registrano un calo più contenuto e si attestano a circa 650 ha (-1%). A livello provinciale, si registra una consistente riduzione delle superfici investite a Rovigo (244 ha, -17,6%) e Venezia (348 ettari, -11%) e in misura meno rilevante, ma pur sempre superiore alla media regionale, anche a Vicenza (144 ha, -9,3%) e Verona (523 ettari, -5%). Padova registra una flessione più lieve (-1,3%), confermandosi, con 766 ettari, la prima provincia a livello regionale seguita da Treviso (535 ha), che in controtendenza presenta un incremento degli ettari coltivati (+8%).
Tuttavia, nota positiva, la produzione complessiva regionale viene stimata a circa 1,6 miliardi di pezzi, invariata rispetto al 2017. Tale risultato è fortemente influenzato dal comparto del vivaismo orticolo, la cui produzione è rimasta stabile a circa 1,3 miliardi di piantine; tra gli altri comparti, in calo anche la produzione del vivaismo frutticolo (17,1 milioni di piante, -6,6%) e di piante ornamentali (246 milioni di piante, -0,8%) mentre fanno segnare leggerissimi incrementi il vivaismo viticolo (7,4 milioni di pezzi, +0,2%) e quello di ornamentali da esterno (39,4 milioni di piante, +0,4%). La produzione di materiale vivaistico rappresenta sempre la parte preponderante della produzione florovivaistica regionale, con una quota dell’83%, mentre il rimanente 17% è costituito da piante finite.
Il valore della produzione è in leggero miglioramento nel 2018 (214 milioni di euro, +0,5% rispetto al 2017) e, di fatto, dal 2011 si è attestato su valori superiori ai 200 milioni di euro. Tuttavia, tale risultato è frutto di dinamiche contrapposte tra le diverse macro-attività del comparto: la produzione di fiori e piante è stimata nuovamente in calo (55,4 milioni di euro, -1%) mentre la produzione vivaistica (circa 29 milioni di euro) e il servizio di sistemazione di parchi e giardini offerto dalle imprese, che ha quasi raggiunto i 130 milioni di euro, sono entrambe in aumento dell’1%.
Per quanto riguarda gli aspetti di mercato, e nello specifico la provenienza delle forniture, la scelta dell’autoproduzione del materiale di base si conferma sempre più come la prima fonte di approvvigionamento delle imprese (79%): si tratta di una modalità utilizzata in maniera massiccia dalle aziende del vivaismo orticolo, dove raggiunge una quota dell’83%, mentre per gli altri comparti è pari al 62%. Da segnalare il lieve calo delle forniture provenienti dal territorio nazionale (dal 6,7% al 6,5%) e invece l’incremento degli acquisti da paesi esteri.
Per quanto riguarda i canali commerciali, negli ultimi tre anni è risalita la quota di vendite ad altri vivaisti e/o aziende agricole, che nel 2018 si è portata all’81% sul totale, a scapito di tutti gli altri canali di vendita, le cui quote sono invariate rispetto al 2017, ad esclusione delle vendite a dettaglianti, il cui peso si è leggermente ridotto (da 5,9% a 5,7%).
Non si registrano particolari variazioni per quanto riguarda l’area di commercializzazione, da rilevare solo la leggera flessione delle quote di vendita a livello locale (29,1%) e regionale (20,2%) a favore di un lieve incremento delle vendite destinate in ambito nazionale (41,6%). Rimangono invariate le vendite destinate al mercato estero (9,2% del totale).
Per scaricare il report “Florovivaismo veneto – n. 32 marzo 2019. Andamento congiunturale 2018 del comparto florovivaistico” clicca qui.
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