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GEODISINFESTANTI/VIRUS/MAIS
Le virosi del mais hanno una bassa incidenza (limitate zone, principalmente con presenza di prati stabili) e sono efficacemente controllate dall’utilizzo d’ibridi resistenti/tolleranti senza utilizzare insetticidi.
Dal punto di vista pratico, allo stato attuale il virus che può causare danni al mais è quello del nanismo ruvido, che si manifesta con pronunciato accorciamento degli internodi e foglie con portamento a palmetta (vedi foto), presenza di escrescenze tumorali sulle venature, rilevabili sulla pagina inferiore delle foglie, che determinano ruvidità al tatto, da cui il nome.
In genere è trasmesso alle piante di mais in epoca molto precoce (se avviene, più tardi i sintomi riguardano foglie/parti di culmo, non presenti al momento dell’infezione), perché l’insetto vettore arriva al mais già infetto dalle graminacee dei bordi, particolarmente dei prati (maggior rischio se di lunga durata) su cui ha svernato.
Il piccolo insetto vettore ha mobilità e capacità di volo ridotte, per cui in genere le infezioni che si palesano tendono ad avere un gradiente d’intensità che va diminuendo dai bordi verso il centro. Qualunque pratica colturale o trattamento che ‘sposti’ la popolazione di cicaline dalle sue aree di svernamento (ad esempio: sfalcio prato, irrigazione per scorrimento dei prati, etc.) aumenta il rischio d’infezione per le giovani plantule di mais che dovessero trovarsi sulla strada del vettore qualora presente e infettivo.
(A) RISCHIO, DIFFUSIONE, MONITORAGGIO
L’incidenza della malattia è bassa in generale; maggiore probabilità, ma sempre contenuta, di avere infezioni significative è limitata a zone specifiche in cui usualmente vi è elevata presenza di aree incolte, prati con forte presenza di graminacee dove vi sia storicamente indicazione della presenza di sintomi e del vettore. Nel Veneto, in molti anni di osservazioni su migliaia di appezzamenti, l’individuazione di piante con sintomi di nanismo ruvido del mais è stata sporadica. Abbinando la presenza dei fattori di rischio (zone con permanente presenza di graminacee) e l’individuazione di sintomi nel passato e i monitoraggi (trappole cromotropiche o sfalci con retino) con analisi dei vettori per accertare specie e infettività, è possibile individuare le zone a maggior rischio che sono principalmente limitate alle aree più a nord.
(B) VALUTAZIONE DELLA DISPONIBILITA’ DI SOLUZIONI AGRONOMICHE, BIOLOGICHE, FISICHE PER SOSTITUIRE IL TRATTAMENTO CHIMICO OVE NECESSARIO INTERVENIRE
La strategia di difesa principale (ad alta efficacia) è la scelta di ibridi resistenti; uno studio biennale nell’Italia settentrionale, oltre a confermare l’incidenza molto bassa della malattia utilizzando in diverse aree piante suscettibili, ha evidenziato come gli ibridi resistenti/tolleranti diano la stessa protezione che può essere fornita da efficaci insetticidi sistemici (vedi: Furlan et al. – Possibilità di applicazione della difesa integrata per il controllo delle virosi nella coltura del mais – APOIDEA, IX, 1-2, 2012).
LA DIFESA INTEGRATA DALLE VIROSI IN BREVE
COSA CI INSEGNA IL 2023 Come verificatosi negli ultimi anni, anche nella scorsa stagione, nei rilievi eseguiti nel Veneto centro-meridionale (a basso rischio per scarsa presenza di prati stabili), su centinaia di migliaia di piante non sono stati individuati sintomi di nanismo ruvido. Più in generale, non sono pervenute segnalazioni di appezzamenti con danni significativi.
OBIETTIVO ZERO L’obiettivo della Difesa Integrata dalle virosi del mais è: 0% (zero) per cento di appezzamenti trattati con insetticidi. _______________________________________________
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