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Nel 2022 il valore complessivo della produzione lorda agricola veneta viene stimato in 7,8 miliardi di euro, in crescita del +18,5% rispetto al 2021. Ad incidere in maniera preponderante è stato il generale miglioramento dei prezzi di mercato, che hanno avuto un trend prevalentemente di crescita, dovuto alle instabilità che si sono create nell’economia a livello mondiale in seguito allo scatenarsi della crisi tra Russia e Ucraina. In crescita sia il valore prodotto dalle coltivazioni erbacee (+10,9%) sia quello generato dalle coltivazioni legnose (+29,1%), sui cui hanno influito in maniera positiva le variazioni quantitative della produzione, nonostante un andamento climatico non ottimale durante l’estate, ma comunque meno penalizzante rispetto a quello del 2021. Per quanto riguarda gli allevamenti, si rileva un peggioramento in termini di quantità prodotte, controbilanciato dall’incremento dei prezzi di mercato, con un valore della produzione che si stima in aumento del +18,1%. In ulteriore crescita (+7% circa) viene stimata anche per le attività di supporto all’agricoltura (contoterzismo, attività post-raccolta, servizi connessi, ecc), ma purtroppo, ad incidere negativamente sul risultato economico degli agricoltori sono i consumi intermedi, ossia i beni e servizi consumati o trasformati dai produttori che, a causa dell’incremento delle materie prime e quindi dei costi produttivi evidenziano una crescita del +24,5% rispetto all’anno precedente e, di conseguenza, hanno limitato l’incremento del valore aggiunto, comunque in crescita del +10,7% rispetto al 2021 .
L’andamento climatico è stato caratterizzato da un’annata risultata eccezionalmente secca con totali pluviometrici che, in media sul territorio regionale, sono stati del 40% circa inferiori rispetto alla norma (1992-2021) e i più scarsi in assoluto dell’ultimo trentennio. Le temperature si sono mantenute in tutte le stagioni spesso sopra la media, e le piogge sono mancate soprattutto nel periodo invernale e durante l’estate, durante la quale le alte temperature e i lunghi periodi siccitosi hanno avuto importanti ripercussioni negative per molte colture. Complessivamente l’annata è risultata la più calda degli ultimi trent’anni per la maggior parte del territorio regionale con scarti rispetto alla media storica di oltre 1°C circa nella temperatura media annua, di 1.5°C circa nella media delle temperature massime e, di 0.8°C circa nella media delle temperature minime
Cereali e colture industriali
Per quanto riguarda i cereali, annata negativa in particolar modo per il mais da granella la cui resa è scesa a 7,1 t/ha (-29,6%) e che ha registrato anche una riduzione delle superfici coltivate (143.200 ha, -3,0%), determinando una produzione complessiva di circa 1 milione di tonnellate (-31,7%). In leggero aumento le superfici coltivate a frumento tenero (96.000 ha, +1%) e duro (19.400 ha, +33,9%), ma il peggioramento delle rese di produzione, rispettivamente 6,7 t/ha (-6,2%) e 5,7 t/ha (-9,3%), ha ridotto la produzione raccolta di frumento tenero (642 mila tonnellate, -5,5%), e limitato quella di frumento duro che, grazie ai maggiori investimenti, si è attestata a circa 110 mila tonnellate (+21,5%). Anche per l’orzo, l’incremento delle superfici investite (21.500 ha, +20,4%) ha permesso di conseguire una produzione di circa 144.700 t (+20,2%) a fronte di una stabilità della resa produttiva. Annata negativa invece per il riso, visto le contemporanee flessioni di resa 4,7 t/ha (-17,2%), superficie (3.000 ha, -3%) e produzione (14.100 t, -19,7%).
Per le colture industriali, la soia segna una resa in forte riduzione (2,4 t/ha, -19,2% rispetto al 2021), ma considerato l’incremento degli investimenti (148.100 ettari, +5,3%), la produzione si stima possa scendere a circa 357.400 tonnellate (-14,9%). Annata negativa per la barbabietola da zucchero, per la quale la riduzione delle superfici messe a coltura (poco meno di 7.000 ha, -21,4%) e il peggioramento delle rese (46,4 t/ha, -24,2%), ha diminuito ulteriormente i quantitativi raccolti (circa 322 mila t, -40,5%). Il tabacco ha visto ridursi notevolmente le superfici coltivate (3.000 ha, -26,9%), e il leggero miglioramento delle rese (3,2 t/ha, +2,7%) ha solo parzialmente controbilanciato la riduzione della produzione raccolta scesa a 9.470 t (-24,9%). In deciso ripresa gli ettari coltivati a girasole nel 2022, che salgono a circa 4.260 ettari (+9,4%), tuttavia la riduzione della resa (3 t/ha, -13,4%) si è tradotta in una diminuzione della produzione (12.600 t, -5,2%). Per contro, la colza ha evidenziato una riduzione degli ettari messi a coltura (3.630 ha, -16,8%) e il contestuale peggioramento delle rese produttive (3,1 t/ha, -3,9%) ha generato una flessione della produzione, che si è attestata a circa 11.150 tonnellate (-20,0%).
Colture ortofrutticole
Nel 2022 le superfici investite a orticole sono risalite a circa 25.700 ettari, in crescita del +3,3% rispetto all’anno precedente. Le orticole in piena aria, che rappresentano il 75% degli ortaggi coltivati in Veneto, hanno registrato l’incremento maggiore e si stima che la superficie coltivata si attesti sui 17.850 ettari (+4,4%), mentre le orticole in serra vengono stimate sostanzialmente stabili a circa 4.050 ettari (-0,2%); in ripresa anche le piante da tubero (3.800 ha, +1,8%). Il valore della produzione ai prezzi di base di patate e ortaggi viene stimato a 860 milioni di euro, in netto aumento (+18,5%) rispetto all’anno precedente.
Le colture frutticole, che insistono su 15.670 ettari totali, calano la propria superficie del -2,5%, diminuzione che riguarda anche quelle degli oliveti (5.098 ettari, -1,7%). La quantità di frutta fresca raccolta complessivamente nel 2022 è stata di quasi 476.000 tonnellate, in deciso aumento rispetto all’infausto anno precedente (+208,1%). Le mele, con circa 305.000 tonnellate, avendo registrato un incremento produttivo del +71,4%, rappresentano quasi il 64% della frutta fresca prodotto in Veneto. Forti aumenti della produzione si sono registrati anche per le altre colture: pero +416,0%, pesco e nettarina +669,6%, kiwi +309,3%, ciliegio +52,8%. Complessivamente, si stima un valore della produzione di oltre 318 milioni di euro circa, in rialzo del +129,7% rispetto al 2021.
Florovivaismo
Nel 2022 il numero di aziende venete attive nel florovivaismo è leggermente diminuito a 1.385 unità (-1,7%), così come è in calo la superficie florovivaistica, che viene stimata in circa 2.450 ettari (-1,8%). In termini assoluti, l’incremento si deve in particolare alle superfici in piena aria (1.815 ha, -1,8%), mentre si stima una flessione più lieve degli ettari in coltura protetta (635 ha, -2,1%). La produzione complessiva regionale è salita a circa 1,96 miliardi di piante (+2,0%), principalmente dovuta all’incremento della produzione vivaistica orticola. Considerando la ripresa della domanda a fronte di una carenza dell’offerta, i prezzi hanno registrato per lo più un aumento di circa il +10% rispetto all’anno precedente a seconda del prodotto e il valore della produzione ai prezzi di base di fiori e piante viene stimato a circa 77,4 milioni di euro (+13,5% rispetto al 2021).
Vitivinicoltura
Continua a salire la superficie vitata già in produzione, che nel 2022 è arrivata a 94.708 ettari (+0,8%), mentre la produzione totale di uva raccolta è pari a circa 15 milioni di quintali (+7,2%). Alla crescita della superficie, come anche quello delle rese unitarie (158,8 q/ha e +6,4% rispetto al 2021) è coinciso con una certa stabilità delle quotazioni medie delle uve (0,76 €/kg, +0,7%). La produzione totale di vino, invece, viene stimata in circa 11,9 milioni di ettolitri (+8,6% rispetto al 2021); di questo, circa il 77% è costituito da vini DOC. Anche nel 2022 il Veneto si conferma come la regione leader in Italia per l’export di vino, con una quota del 36% sul totale esportato dal settore nazionale. L’export di vino veneto nell’ultimo anno ha sfiorato i 2,85 miliardi di euro, realizzando un rialzo annuo del +13,4%.
Zootecnia
Le consegne di latte in Veneto nel 2022 sono state in diminuzione del 1,9%, attestandosi appena sotto i 1,2 milioni di tonnellate. Forte aumento del prezzo medio annuo del latte crudo alla stalla con un valore del 47,58 €/hl (+28,8%), che fa salire il valore della produzione veneta ai prezzi di base a 552 milioni di euro. Al 31 dicembre erano registrati in BDN un numero di allevamenti con orientamento da latte in Veneto, con almeno 1 capo, pari a 2.508 (-12,2%), mentre il patrimonio di capi femmina presente negli allevamenti è risultato di 246mila, appena un po’ sotto l’anno prima.
Secondo i dati di contabilità nazionale Istat, la produzione di carne bovina in Veneto è aumentata del +2,5%, portandosi a quasi 174 mila tonnellate, in linea con l’andamento nazionale. Il valore della produzione veneta ai prezzi da base viene stimato dall’Istat in 513 milioni di euro, pari ad un aumento del 22,5%.. A fine dicembre 2022 erano attivi 5.460 allevamenti con almeno 1 capo (-6%), ma abbiamo che il 22,2% degli allevamenti deteneva il 94,5% del patrimonio totale pari a 466 mila capi. Il Veneto ha inviato al macello 742 mila capi. Nel 2022 il numero di ingressi di animali vivi in regione è stato di circa 554 mila unità, di cui 504 mila capi con orientamento da carne. La Francia ha venduto al Veneto circa 475mila capi, ben 22 mila in meno rispetto al 2021.
Il valore della produzione ai prezzi di base del comparto suinicolo veneto è stato stimato dall’Istat in quasi 238 milioni di euro (+14,8%), nonostante la perdita produttiva del 3% (140 mila t) per la crescita delle quotazioni (+19%). Il numero di capi macellati di origine veneta è stato di 779 mila unità (-2,5%). Gli allevamenti con finalità da reddito all’ultimo censimento della BDN e con capi presenti erano 1.4302 unità, con un carico complessivo di 714 mila capi e quelli registrati nella filiera DOP/IGP risultano 280 (-1,7%), ma con conferimenti si fermano a 146 con 492 mila capi.(+0,4%).
Secondo l’Istat la produzione di carne avicola in Veneto è un po’ diminuita (-1,3%), in linea con quella nazionale, toccando le 566 mila tonnellate, pari al 30% del totale nazionale che arriva a 18,8 milioni di quintali di carne; con un totale di circa 571 mln di capi macellati in Italia., di cui 213 milioni sono arrivati dal Veneto. Mentre il valore della produzione ai prezzi di base stimato dall’Istat ragguinge circa 1.062 milioni (+31,6%), per il forte aumento delle quotazioni, che rappresenta oltre il 50% del valore della produzione veneta di carne e il 27,6% del valore del pollame nazionale, collocando il Veneto leader nazionale del settore.
Pesca e acquacoltura
I conti economici regionali dell’Istat per il 2022 indicano una produzione di beni e servizi della branca della pesca e dell’acquacoltura di circa 180 milioni di euro, con un incremento annuo del +8,1%. Le imprese che risultano impegnate nel settore ittico primario sono 3.090, con un decremento rispetto al 2021 dell’-1,6%. Nell’ultimo anno in Veneto risultano presenti 651 pescherecci, con un calo del -0,6% rispetto al 2021. La produzione ittica locale pescata dalle marinerie venete e sbarcata nei sei mercati ittici regionali per il 2022 è stata di circa 15.498 tonnellate, con una decisa perdita produttiva del +18,6% rispetto al 2021; di contro, il fatturato del prodotto locale, arrivando ai circa 41,2 milioni di euro, perde solo il -3,4%.
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