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INSETTICIDI/FITOFAGI TERRICOLI – ELATERIDI/MAIS
L’esperienza di oltre 30 anni di osservazioni condotte principalmente in Veneto e Friuli dimostra che il rischio di danni effettivi che possono comportare una riduzione della produzione interessa meno del 4% delle superfici investite a mais; una indagine su 4-500 ettari/anno, rappresentativi degli avvicendamenti più diffusi, di mais non trattati con insetticidi, dal 2014 al 2022, ha evidenziato una incidenza di danni da elateridi, tale da ridurre la produzione, di gran lunga inferiore allo 0,5% della superficie seminata. Pertanto, nella maggior parte degli appezzamenti, NON sono necessari trattamenti insetticidi alla semina o il ricorso a seme conciato con insetticidi.
La Difesa Integrata : istruzioni per l’uso
A) INDIVIDUAZIONE AREE CON POPOLAZIONI SOPRA E SOTTO LA SOGLIA DI DANNO: VALUTAZIONE RISCHIO, MONITORAGGIO, CONFRONTO CON LE SOGLIE DI DANNO Nelle prime fasi di sviluppo del mais, ove si manifestano danni ai semi e alle piantine, fino alle 8 foglie, gli attacchi sono principalmente causati dagli elateridi, con la prevalenza delle specie Agriotes brevis e A. sordidus, più limitatamente A. ustulatus e A. litigiosus; il danno da altri fitofagi ipogei, invece, è trascurabile e occasionale. Tenuto conto di ciò, si ritiene possibile ridurre di molto l’uso di mezzi chimici, senza compromettere la produzione e riducendo i costi, limitando l’intervento agli appezzamenti in cui il monitoraggio ha accertato la presenza di larve sopra la soglia di danno. Le larve di elateridi, chiamate comunemente “ferretti” (foto a lato) per il loro colore rugginoso, vivono nel terreno e si nutrono degli organi sotterranei delle piante. Nel caso del mais possono danneggiare i semi in germinazione, o la piantina prima dell’emergenza o nelle prime fasi di sviluppo. Nei limitati casi di forte attacco si possono avere fallanze estese, spesso in maniera localizzata, in relazione alla densità di larve presenti nel terreno.
Fattori di rischio Le condizioni favorevoli per il verificarsi di danni da elateridi sono: a – un elevato contenuto di sostanza organica (>5%), come si può riscontrare nei terreni torbosi; b – la semina del mais dopo la rottura di prati, medicai o incolti (se l’aratura precede la semina di qualche mese – autunno-inverno –); c – mais in avvicendamenti colturali che prevedano una copertura continua del suolo per la presenza di doppie colture (ad es. loiessa-mais, colza-sorgo, colza-soia, frumento-soia, loiessa-mais); si stima tuttavia che, anche in queste condizioni, nella maggior parte della superficie a mais le popolazioni restino sotto la soglia di danno; d – danni da elateridi verificatisi nell’appezzamento nel recente passato; e – scarso drenaggio e avvallamenti (ad es. terreni sistemati a cavino) che determinano condizioni di umidità in superficie per tempi prolungati; f – presenza elevata di aree incolte/inerbite attorno all’appezzamento considerato o di colture come descritto ai punti b e c; tali condizioni aumentano la presenza degli adulti e quindi il potenziale delle ovideposizioni; in questi casi e in generale, la densità degli adulti e quindi anche il rischio di ovideposizioni può essere ben valutato con l’uso di trappole a feromoni: sono state recentemente aggiornate le soglie per le catture di adulti. Il superamento delle seguenti soglie aumenta il rischio di danno alla produzione:
Le diverse condizioni favorevoli sopra descritte, singolarmente o in combinazione, determinano maggiori ovideposizioni e/o una maggiore sopravvivenza delle larve.
Monitoraggio I livelli delle popolazioni di elateridi si possono stimare con il monitoraggio degli adulti e con il monitoraggio delle larve mediante vasetti trappola.
Valutazione del rischio L’applicazione dei principi della Difesa Integrata consente di individuare con sufficiente precisione le situazioni in cui si può verificare una riduzione di produzione a causa di attacchi al mais nelle prime fasi di sviluppo e su cui, quindi, applicare strategie di difesa. In sintesi l’albero decisionale.
Nel caso si accerti il superamento della soglia, in base ai principi della Difesa Integrata, in primo luogo si deve valutare la possibilità di applicare soluzioni “non chimiche”:
i) spostamento della coltura in un appezzamento senza fattori di rischio; ii) modifica della rotazione con la semina di una coltura poco suscettibile (ad es. soia); iii) inserimento nell’avvicendamento di una coltura biocida (ad es. Brassica juncea var. ISCI 99) da interrare prima del successivo mais; iv) applicazione di sostanze non chimiche efficaci, registrate per l’uso.
Aggiornamenti 2021 Nel corso del 2021 è proseguita l’attività sperimentale per l’individuazione/valutazione di alternative alle molecole chimiche di sintesi applicabili quando viene superata la soglia di danno. Presso l’azienda ValleVecchia è stata individuata una superficie con popolazione, con distribuzione abbastanza omogenea, di Agriotes sordidus Illiger di circa 4 larve/trappola. In tale superficie sono state individuati blocchi randomizzati per due prove con 4 ripetizioni, seminati con sesto – 75 × 18:
Applicando la DI come sopra descritto, il rischio di danno da elateridi diventa molto basso, come conferma anche l’incidenza delle richieste di indennizzo all’Agrifondo Mutualistico Veneto e Friuli che dal 2015 ad oggi è risultata, sempre, di gran lunga inferiore all’1% della superficie coperta dal fondo; tale rischio può essere oggi coperto con oneri molto contenuti con specifici fondi, anche agevolati.
Il risultato dell’applicazione della DI dagli elateridi è meno del 4% di superficie coltivata a mais trattata con geodisinfestanti e/o insetticidi concianti del seme. __________________________________________________________
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