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Pilzwiderstandfähig (in acronimo PIWI) indica i vitigni resistenti ai funghi, una delle frontiere del nuovo vino. Al Vinitaly 2017, presentazione e degustazione ad hoc di Veneto Agricoltura. Storia e modalità.
“PIWI”, sta per pilzwiderstandfähig, ovvero i vitigni resistenti ai funghi. Al Vinitaly, Veneto Agricoltura, l’Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario, ha presentato i primi risultati di un’interessante e attuale attività in corso orientata alla riduzione dell’utilizzo dei fitofarmaci in viticoltura (seguita da degustazione guidata), dal titolo “PIWI”, I VITIGNI RESISTENTI. Si tratta di una attività sperimentale, avviata per individuare soluzioni ad un problema serio per i viticoltori, specie di fronte agli evidenti mutamenti climatici in atto, ed agli orientamenti che sta assumendo il consumatore rivolti sempre più verso prodotti frutto di un’agricoltura sostenibile e a bassa immissione di input.
Le prime selezioni di vitigni PIWI datano tra il 1880 e il 1935 e hanno fornito vitigni dalle uve di qualità non sempre ottimale, cosa che ha sicuramente danneggiato l’immagine della varietà resistente come uva da vino. Da allora molti passi in avanti sono stati fatti sino a rendere il risultato difficilmente distinguibile dai vini ottenuti dai vitigni tradizionali. Germania, Austria e Svizzera sono tra i Paesi più attivi nella loro selezione, valutazione e coltivazione.Nel Veneto l’introduzione alla coltura di alcuni di questi vitigni resistenti è avvenuta nel 2014 e sono soggetti alla limitazione di cui all’art. 8, comma 6, del D.lgs n.61/2010, ovvero le uve raccolte non possono essere destinate alla produzione di vini di DOC e DOCG. Verranno proposte in assaggio le varietà: – (a bacca bianca) Bronner, Sauvigneir Gris, Muscaris, Solaris; – (nera) Cabernet Cortis.
La selezione delle piante resistenti attuata dai tecnici dell’agenzia regionale segue uno schema abbastanza semplice: si fanno gli incroci, si ottengono le piantine da seme, le si mettono alla miglior esposizione al fungo e si selezionano solo le piantine resistenti che verranno poi valutate dal punto di vista enologico. Oggi è possibile integrare questa selezione con quella assistita da marcatori che, su piante piccole, possono o meno, evidenziare i genotipi con i geni della resistenza.Il processo è però molto lungo, infatti il “Regent” (una delle prime selezioni resistenti messe in commercio) per essere selezionato, impiantato, moltiplicato e registrato ha richiesto un iter di quasi quaranta anni: infatti la sperimentazione è partita nel 1967 ed è stato iscritto a registro nel 2001.
La ricerca e sperimentazione in Italia vede particolarmente attive, assieme a Veneto Agricoltura, la Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario San Michele all’Adige, l’Università di Udine, Innovitis (Istituto privato con sede a Bolzano) e il CRA-Vit di Conegliano (TV), che ha iniziato un lavoro di selezione per produrre vitigni resistenti a partire dalla Glera e dal Raboso Piave.
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