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Per chi fosse interessato a consultare le pagine dedicati agli Occupati in agricoltura e scaricare il report completo “Gli occupati nel settore agricolo Veneto nel 2015”, cliccare qui.
Gli occupati in agricoltura in Veneto nel 2015 sono ulteriormente scesi a circa 62.500 unità (-0,7% rispetto al 2014); una conferma del trend negativo in atto: seppur in rallentamento, la perdita di addetti dal 2012, quando è stato raggiunto il massimo livello occupazionale degli ultimi dieci anni, è pari al 16,6%.
Sono questi i risultati più significativi che emergono dal continuo monitoraggio degli occupati nel settore agricolo e dalle analisi realizzate dagli esperti di Veneto Agricoltura sui dati Istat.
Rispetto alla realtà nazionale si tratta di un dato in controtendenza: in Italia, infatti, nel 2015 gli addetti del settore agricolo si sono portati a circa 842.800 unità, in crescita del 3,5% rispetto al 2014, facendo segnare il secondo rialzo di seguito.
Tutto ciò non fa altro che confermare che la perdita di occupati in agricoltura, al pari della diminuzione delle imprese agricole, è una caratteristica strutturale del sistema che negli ultimi quindici anni ha visto una inversione di tendenza solo negli anni di crisi economica: evidentemente, nelle fasi recessive che hanno conseguenze negative in termini occupazionali generali, il settore agricolo funge da valvola di sfogo per la perdita di occupati degli altri settori, che vedono in quello agricolo un’attività occupazionale di rifugio.
Un’analisi di lungo periodo (2005-2015), evidenzia la dinamica in atto a livello regionale per quanto riguarda l’occupazione agricola: mentre sono in forte diminuzione gli occupati indipendenti (circa 36.100 nel 2015, -36,6% rispetto al 2005), nel contempo sono in forte aumento gli occupati dipendenti, che raggiungono le 26.400 unità circa (+43,9% rispetto al 2005). Un fenomeno che, dopo la battuta d’arresto del biennio 2013/14, quando i dipendenti si erano sensibilmente ridotti (forse per il contemporaneo aumento di altre modalità retributive del lavoro, come ad esempio l’utilizzo dei voucher), nell’ultimo anno la crescita in atto già dal 2008 ha ripreso una certa consistenza: mentre nel 2015 gli indipendenti hanno registrato un calo del 15,9% rispetto al 2014, i dipendenti sono aumentati del 32% rispetto all’anno precedente.
“Il fatto che diminuiscano gli indipendenti e ci sia un “effetto sostituzione” con gli occupati dipendenti – affermano gli analisti economici dell’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura – può significare la fuoriuscita dal mercato di quelle aziende agricole più piccole e marginali e con conduttori in età molto avanzata, realtà che non sono più in grado di competere sul mercato. Un aspetto non necessariamente negativo, in quanto, a parità di output generato, significherebbe un positivo aumento della produttività degli occupati agricoli e per azienda.”
E infatti, nel 2015, la “ produttività del lavoro” dell’agricoltura veneta, calcolata come rapporto tra il valore aggiunto agricolo e il numero di occupati stimato dall’Istat, ha raggiunto i 43.490 euro per addetto, il livello più alto raggiunto negli ultimi dieci anni, in crescita del +2,6% rispetto al 2014 e addirittura del 25% rispetto al 2012, anno in cui l’occupazione agricola aveva toccato il massimo dal 2007 in poi.
In un’analisi a livello territoriale, si evidenzia che oltre il 40% degli occupati in agricoltura si concentra nella provincia di Verona, seguita a notevole distanza da quelle di Treviso (15,7% degli addetti regionali) e Padova (12,9%). Quest’ultime sono anche le due province che hanno registrato nell’ultimo anno una crescita occupazionale (rispettivamente +10% e 12%), assieme a Rovigo (+20%), mentre Verona fa segnare una flessione dell’1,5% e Vicenza del -27,7%, peggior risultato a livello regionale.
Incrociando i dati provinciali con quelli per tipologia (dipendenti e indipendenti), si possono effettuare delle ulteriori interessanti sottolineature: Verona si conferma in maniera ancora più consistente come la prima provincia in Veneto per occupati indipendenti, concentrando una quota del 44% di tali addetti, che vengono stimati in circa 16.100 unità. Anche se registra una perdita dell’11,6% rispetto al 2014, il bilancio nel lungo periodo (2005-2015) è ancora positivo (+5,3%), unica provincia assieme a Belluno, che presenta tuttavia ben altre consistenze (1.100 addetti circa). Nel 2015 tutte le province hanno registrato una flessione degli occupati indipendenti, quella di Padova su tutte, dove il loro numero è sceso a circa 2.900 unità (-45,6%); unica eccezione è rappresentata da Treviso, dove gli indipendenti sono invece cresciuti, portandosi a 6.000 unità (+19,6% rispetto al 2014).
Per quanto riguarda gli occupati dipendenti, la leadership di Verona è meno accentuata (9.000 unità circa, 34% del totale regionale), ma il loro numero è in crescita del 20,3% rispetto al 2014 e addirittura del 64% nel periodo 2005-2015. Per questa tipologia, l’incremento degli addetti è diffuso in quasi tutte le province, in particolare a Padova (5.100 dipendenti), dove sono quasi triplicati rispetto al 2014 e Rovigo, dove i dipendenti sono risaliti a circa 3.200 unità (+40%). Fanno eccezione le province di Vicenza (2.200 dipendenti circa), che registra un calo annuo del 13,6% e Treviso dove, nonostante una leggera flessione del -2,3% rispetto all’anno precedente, gli occupati alle dipendenze vengono stimati a circa 3.850 unità, un numero superiore di quasi quattro volte a quello del 2005.
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