Bollettino Colture Erbacee n. 36/2016 del 12 aprile


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LA DIFESA INTEGRATA A PUNTATE
PRINCIPI E APPLICAZIONI PRATICHE PER LE COLTURE ERBACEE
Diserbanti/Infestanti/mais


I principi base della Difesa Integrata dalle infestanti sono stati discussi con il bollettino 11/2015.

A) VALUTAZIONE APPLICABILITA’ DELLA INDIVIDUAZIONE DI APPEZZAMENTI SOTTO LA SOGLIA DI DANNO E SOPRA LA SOGLIA DI DANNO
L’infestazione, in particolare la densità, non può essere conosciuta; solo la composizione botanica può essere prevista sulla base dell’infestazione presente negli anni precedenti.
Per la gran parte degli appezzamenti la densità delle infestanti è tale da influenzare negativamente le produzioni; la possibilità di escludere appezzamenti da interventi di controllo delle infestanti, allo stato delle conoscenze, è molto bassa. Questa possibilità invece può essere sfruttata negli eventuali trattamenti successivi di post-emergenza, monitorando l’infestazione presente sfuggita ai trattamenti di pre-emergenza.
Si è evidenziato come attualmente l’applicazione della DI si possa concretizzare principalmente nella 1) attuazione di strategie sostitutive (almeno in parte) dei trattamenti chimici 2) riduzione delle quantità di erbicidi applicate e 3) scelta di erbicidi con un comportamento ambientale migliore.

B) VALUTAZIONE DELLA DISPONIBILITA’ DI SOLUZIONI FISICHE (MECCANICHE) OLTRE CHE AGRONOMICHE (AVVICENDAMENTO), BIOLOGICHE, FISICHE O COMUNQUE NON CHIMICHE, PER SOSTITUIRE IL TRATTAMENTO CHIMICO OVE NECESSARIO INTERVENIRE   
Il controllo delle malerbe nel mais si esegue prevalentemente in pre-emergenza; successivamente, valutate le necessità, si può intervenire in post-emergenza con modalità differenziate sulla base dell’infestazione.
In pre-emergenza si interviene in concomitanza con la semina, quindi su terreno sgombro da malerbe. Dal punto di vista della gestione integrata delle malerbe è consigliabile intervenire in pre-emergenza localizzata, in modo da ridurre l’impiego di  erbicidi su terreno nudo. Con l’utilizzo dell’agricoltura di precisione il risparmio di erbicida può arrivare fino al 90%. La localizzazione è particolarmente consigliabile nell’alta pianura, dove il rischio di contaminazione delle falde profonde è più elevato.
Successivamente bisognerà monitorare l’infestazione per valutare se è sufficiente intervenire con sarchiature/rincalzature da sole o combinate con interventi di post-emergenza, ove sono presenti malerbe specifiche.
Il controllo sostenibile delle malerbe nel mais si basa quindi sulla localizzazione in banda e su un attento monitoraggio dell’infestazione nelle settimane successive all’emergenza della coltura. Nel mais gli erbicidi a disposizione sono numerosi e consentono di risolvere gran parte delle problematiche. Il risultato, sia economico che ambientale, legato al controllo delle malerbe nel mais si decide nei primi 30 giorni dall’emergenza.

Nei terreni a sodo bisogna seminare dopo avere disseccato l’infestazione presente. Questa operazione viene normalmente eseguita con il glifosate (ma in futuro l’uso di questo erbicida dipenderà dalle prossime decisioni che, sia a livello europeo che italiano, verranno prese). Per quanto riguarda gli interventi successivi si possono immaginare i seguenti scenari:
a)    Fase di transizione da agricoltura convenzionale ad agricoltura conservativa. In questa fase la priorità è di ridurre fortemente lo stock di semi nello strato superficiale del terreno. In questa situazione si consiglia di trattare anche in pre-emergenza.
b)    Fase di mantenimento con uno stock di semi ormai consistentemente ridotto,  a motivo della mortalità naturale dei semi e della limitata disseminazione. Si consiglia di seminare e di demandare i successivi interventi in post emergenza, una volta monitorata l’infestazione. La fase di transizione dura diversi anni.
In entrambi gli scenari a) e  b) bisogna circoscrivere da subito, con interventi idonei, le macchie delle infestanti perennanti (
Cirsium arvense,
Sorghum halepense,
Cyperus spp,
Equisetum spp…). Lasciare che dette malerbe costituiscano nel terreno un consistente stock di semi compromette in prospettiva tutto lo specifico sistema di coltivazione. 

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