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Se fino al 2006 il trend delle quantità veicolate dai mercati ortofrutticoli della Regione Veneto è stato in continua crescita, successivamente la dinamica è stata prevalentemente in calo. Se si esclude il 2008 (e il 2012), è evidente un persistente andamento negativo, con una flessione che viene confermata nel biennio 2013/14. Anche nel 2014, la quantità totale commercializzata dai mercati si mantiene al di sotto del milione di tonnellate: circa 913 mila t, il 2% in meno rispetto al 2013, al livello più basso registrato dal 2000 ad oggi (fig. 1). Va detto che tale valore non comprende le quantità scambiate nel mercato di Venezia-Mestre (non disponibili): per un corretto confronto, se si esclude il dato di questo mercato anche per il 2013, la variazione 2014/2013 sarebbe positiva, anziché negativa, con un incremento dell’1,6%.
Per quanto riguarda la merce oggetto di scambio, nel 2014, gli ortaggi si confermano al primo posto (466 mila tonnellate, -1,7%), con una quota pari al 51% degli scambi. Seguono la frutta fresca (298 mila t, -4,2%) con una quota di circa il 32,6% e gli agrumi (145 mila t, +2,6%) che rappresentano il 15,8% delle merci scambiate. Rimane ancora del tutto residuale (inferiore all’1%) la quota sugli scambi detenuta dalla frutta secca (poco meno di 5.200 t, -7,5%). Ad appesantire la situazione ha contribuito, nel 2014, la flessione dei prezzi registrati nei mercati, scesi in media del 12,5%; di conseguenza il valore degli scambi è sceso a 778 milioni di euro, (-15% circa rispetto al 2013).
L’analisi dell’andamento degli scambi, distinto per tipologia[2] e per singolo mercato, da delle indicazioni interessanti. Dopo un trend negativo delle quantità scambiate, registrato negli ultimi cinque anni a partire dal 2008, nel 2014 torna a salire il volume degli scambi nei mercati di redistribuzione (Verona, Padova e Treviso), grazie soprattutto ad un aumento delle quantità veicolate nel mercato di Padova (+4%), mentre Treviso fa segnare un calo del -8%. Tra i mercati alla produzione, i cinque mercati principali (Lusia, Chioggia, Rosolina, Villafranca di Verona e Valeggio sul Mincio), che insieme veicolano quasi l’85% del totale della categoria, registrano un aumento degli scambi nel 2014 (60.222 tonnellate, +3,6%), interrompendo così un trend negativo che durava dal 2004. Da segnalare che, mentre nei mercati frutticoli veronesi, la variazione positiva di Villafranca è stata controbilanciata da una negativa di Valeggio, i mercati orticoli registrano tutti un incremento delle quantità scambiate, in particolare il mercato di Brondolo di Chioggia (+11%). Per quanto riguarda i mercati al consumo, non è possibile un confronto con gli anni precedenti a causa della mancanza del dato del mercato di Venezia-Mestre; tuttavia va evidenziato il consistente incremento delle quantità scambiate nel mercato di Vicenza (+23% rispetto al 2013).
Riguardo alla provenienza delle merci (fig. 2), nel 2014 la quantità di prodotto proveniente dal territorio regionale (compreso le provenienze comunali e provinciali) è stata di circa 206 mila tonnellate, in calo rispetto all’anno precedente (-3,1%) e costituisce il 22,6% del totale delle merci scambiate nei mercati ortofrutticoli del Veneto. Gli arrivi dal territorio nazionale subiscono ancora un ulteriore calo e scendono a 479 mila tonnellate (-3,1% rispetto al 2013), diminuendo il loro peso relativo sul totale degli scambi (da 53,1% dell’anno precedente a 52,5% del 2014). Al contrario le merci provenienti dall’estero registrano un aumento, seppure di modeste dimensioni (228 mila t, +1,5%), e di conseguenza anche la quota relativa sale al 25% del totale, +0,9% rispetto all’anno precedente.
Per quanto riguarda il dettaglio per regione, la merce italiana proviene per l’80% da sei regioni: Sicilia, Puglia, Campania, Emilia-Romagna, Lazio e Calabria (fig. 3), con Sicilia, Emilia Romagna e Calabria che nel 2014 aumentano la loro quota relativa sul totale nazionale (da 38% a 45%). Riguardo le importazioni dall’estero, la maggior parte proviene dall’Unione Europea (circa il 62%, una quota in leggera flessione rispetto al 2013) e in particolare da Spagna e Paesi Bassi. Sono rilevanti e stabili le importazioni dal Sud America (13%, in particolare da Argentina e Cile) e dall’America centrale (10,5% circa), che soddisfano le esigenze di frutta e prodotti nei periodi di controstagionalità. In lieve crescita la quota delle importazioni provenienti dall’Africa (dall’8% del 2013 al 9% del 2014), mentre sono residuali quelle provenienti dall’Asia e dall’Oceania (rispettivamente con una quota dell’1,5% e meno dell’1% sul totale delle provenienze).
Rispetto alla destinazione delle merci (fig. 4), i dati, in alcuni casi basati sulle stime fornite dai direttori dei mercati, evidenziano una ripresa delle merci destinate all’export (371 mila tonnellate, +2,3%), la cui quota sul totale delle merci in uscita supera il 40%. In leggera crescita anche la quota relativa di merci che vengono indirizzate in ambito nazionale (22,5%), che in valore assoluto risalgono a circa 206 mila tonnellate (+3%). In sensibile calo invece le merci destinate a rimanere in ambito regionale (338 mila tonnellate, -8,8%), la cui quota scende al di sotto del 37% del totale scambiato.
Analizzando il dettaglio per regione (fig. 5) si può notare che la merce commercializzata a livello nazionale viene indirizzata per circa il 95% del totale verso le regioni confinanti del nord Italia, in particolar modo verso il Trentino Alto Adige (93.700 t, 46% del totale), seguito da Lombardia (20%), Friuli Venezia Giulia (15%) ed Emilia Romagna (14%). Le esportazioni sono orientate principalmente verso i paesi di prossima vicinanza all’Italia, e quindi Croazia, Germania e Slovenia, che insieme concentrano poco meno del 50% delle spedizioni fuori dai confini nazionali. Tra le altre maggiori destinazioni estere spiccano la Russia, verso la quale viene indirizzato l’8% delle merci, Austria e Ungheria (entrambe con una quota del 7%) seguite da altre destinazioni verso i paesi del nord-est Europa (Romania, Ucraina e Bosnia).
Per il trasporto della merce in entrata cresce l’utilizzo del bilico (67,7%), con un aumento di 1,6 punti percentuali, mentre cala la merce trasportata con autocarro e con altri mezzi di trasporto quali ad esempio trattori agricoli o furgoni, la cui quota scende al 7,4%. Dinamica simile per il trasporto della merce in uscita, il bilico e l’autocarro si confermano i due principali mezzi di trasporto, rispettivamente con una quota del 49,7% (+2 punti percentuali rispetto al 2013) e del 38,3%, in calo di un punto percentuale, così come la quota di utilizzo di altri mezzi (furgoni e furgoncini…).
Conclusioni
I dati forniti dai mercati agroalimentari, raccolti e analizzati negli ultimi anni dagli esperti dell’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura, evidenziano un trend in flessione delle merci scambiate nei mercati ortofrutticoli regionali a partire dal 2011 e confermato anche nel 2014. I volumi di scambio sono infatti ulteriormente diminuiti, mantenendosi anche nel 2014 al di sotto della “soglia psicologica” del milione di tonnellate. La tendenza di medio-lungo periodo conferma che i mercati di redistribuzione sorreggono gli scambi mercatali con una quota dell’87% del totale della merce veicolata, registrando una leggera crescita in questo ultimo anno. Anche i mercati alla produzione registrano un aumento degli scambi in contrasto con il trend negativo registrato fino al 2013 e tra i mercati al consumo va segnalato l’incremento delle merci transitate nel mercato di Vicenza.
Il confronto tra flussi in e out di merce per territorio di provenienza e destinazione (fig. 8) evidenzia che nel 2014 le provenienze comunali risalgono leggermente dopo il calo del 2013, passando da 3,9% a 4,1%, così come aumentano le provenienze dall’estero (la quota sul totale passa dal 24,1% al 25%) mentre nel contempo diminuiscono le merci provenienti dal territorio regionale, che passano dal 10,1% del 2013 al 9,6%, e nazionale (passate da 53,1% a 52,5%).
In termini di destinazioni, il Veneto continua dunque a svolgere in maniera sempre maggiore un ruolo di piattaforma di rilancio dei prodotti ortofrutticoli, ricevendo le merci provenienti a livello nazionale, per la maggior parte dal Sud Italia ed effettuando una loro redistribuzione destinando le merci principalmente verso l’estero (la cui quota è salita da 38,9% a 40,5% nel 2014), o verso il territorio nazionale delle regioni confinanti (22,5% delle merci rispetto al 21,4% del 2013 ), mentre sono in calo le merci che rimangono all’interno del mercato regionale (diminuiscono soprattutto quelle con destinazione comunale o provinciale), la cui quota si riduce al 37% del totale (nel 2013 era del 39,8%).
Per scaricare il report “Analisi dei mercati ortofrutticoli regionali 2014” in formato pdf clicca qui
News
[1] Il report è stato realizzato da Renzo Rossetto e Nicole Viola, stagista dell’Università di Padova (corso di laurea in Economia e Management) presso il settore Economia, Mercati e Competitività di Veneto Agricoltura.
[2] La legge regionale che disciplina i mercati all’ingrosso (L.R. n. 36 del 31 luglio 1984), distingue tra: mercati alla produzione, in cui le merci sono offerte esclusivamente da produttori singoli o associati; mercati di re-distribuzione (o di transito), in cui gli acquisti sono effettuati prevalentemente da commercianti all’ingrosso e al dettaglio; mercati al consumo (o terminali) in cui gli acquisti sono effettuati prevalentemente da commercianti al dettaglio.
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