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Aziende e superfici in calo, autoproduzione del materiale da coltivare croce e delizia.
Prosegue il calo del numero di aziende venete attive, sceso a fine 2013 a 1.600 unità (-1,3%), il valore più basso dal 2003. Le perdite maggiori si registrano nella provincia di Padova (479 aziende, -2,4%) e Rovigo (112, -6,7%); in calo anche le altre province, ad eccezione di Treviso (342 aziende, +1,5%) e Verona (246 aziende, +0,8%). Dopo il forte incremento registrato nel 2012, riconducibile anche alla possibilità di sfruttare le serre per la realizzazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica, nel 2013 la superficie destinata al florovivaismo in Veneto è diminuita di circa 200 ettari, attestandosi a 3.550 ettari coltivati. In calo soprattutto le superfici coltivate in piena aria 2.560 ha, -5%), ma anche quelle in coltura protetta (circa 980 ha, -7%), frutto però di due dinamiche contrapposte: in riduzione le superfici coltivate in serre fredde (400 ha, -13,5%) e in serre calde (260 ha, -14%), mentre sono aumentate quelle a vasetteria e ombrai (320 ha, +11%). A livello provinciale, in flessione soprattutto le province più vocate: Padova scende a 1.000 ettari (-9%) e Verona si attesta a 1.120 ha (-7%). Venezia fa segnare la perdita relativa più significativa (500 ha, -11%), mentre Treviso è l’unica provincia a registrare un aumento degli investimenti (545 ha, +2%).
La produzione complessiva regionale continua a cresce e si stima superi i 2,2 miliardi di piante (+5%): si riprende la produzione di materiale vivaistico (+9%), la cui quota sul totale della produzione si riporta al 70%, mentre la produzione di piante finite diminuisce leggermente rispetto al 2012 (-3%), mantenendosi comunque su livelli più che doppi rispetto al 2011. Se l’anno scorso, l’incremento della produzione di piante finite si poteva leggere come un’evoluzione della dinamica produttiva, con un cambiamento negli orientamenti degli imprenditori che negli ultimi anni si stanno “spostando” da una produzione vivaistica a quella di prodotto finito, quest’anno si può dire che si conferma, in ogni caso, la tradizione della produzione vivaistica che si rivolge principalmente ad altri operatori professionalmente impegnati. Oltre l’80% della produzione, infatti, viene ceduto ad altri vivaisti e/o aziende agricole, mentre residuali sono le merci veicolate negli altri canali commerciali: la vendita a privati/hobbisti scende sotto la quota del 7% delle vendite, mentre quella a grossisti registra la flessione maggiore (con una quota che è passata dall’8,7% al 6,4% nel 2013).
Due sono gli aspetti che, in proiezione, danno le indicazioni più critiche. Da un lato, infatti continua a crescere la percentuale di materiale da coltivare autoprodotto dalle aziende e per contro a ridursi la merce proveniente da altre destinazioni (ad esclusione della provenienza nazionale, seppur di poco). Se questo può essere letto, da un lato, come un modo per ridurre i costi in presenza di una difficile situazione economica congiunturale, dall’altro espone al rischi di un prodotto indifferenziato, facilmente sostituibile, che si trova a competere sul mercato esclusivamente su una logica di prezzo, senza possibilità di essere valorizzata per la qualità certificata.
L’altro aspetto critico riguarda l’area di commercializzazione, che nell’ultimo anno si è ulteriormente ridotta: sono infatti in forte crescita le vendite effettuate in ambito locale (32,5% del totale) e regionale (24,7%), mentre registrano un vero e proprio tracollo le vendite a livello nazionale, la cui quota scende dal 47,6% del 2012 al 36,5% del 2013. L’incremento delle esportazioni (la cui quota sale e supera per la prima volta il 6%) porta a concludere che si possano individuare due gruppi di aziende: da un lato vi sono quelle in difficoltà a confrontarsi con concorrenti più competitivi a livello nazionale e che pertanto si sono nuovamente rivolte ad una clientela più vicina. Dall’altra vi sono probabilmente delle aziende probabilmente più grandi dal punto di vista dimensionale, ma anche più strutturate e organizzate e che riescono a rivolgersi con successo all’estero per ampliare il proprio mercato di vendita.
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