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Con quasi 2.800 euro/ha, infatti, il Veneto si posizionerebbe in terza posizione in una ipotetica graduatoria europea, dietro a Paesi Bassi e Malta, che primeggiano rispettivamente con 5.650 euro/ha e 4.900 euro/ha.
Sono queste alcune delle informazioni più interessanti che emergono dalle analisi degli esperti di Veneto Agricoltura, che hanno messo a confronto i dati Eurostat dei 27 Stati membri dell’Unione Europea con quelli della nostra regione in termini di Valore della Produzione delle Coltivazioni agricole (VPC), numero e dimensioni delle aziende in termini di SAU (Superficie Agricola Utilizzata).
Nel 2009, ultimo dato disponibile per tutti i paesi membri dell’UE-27, il VPC ha raggiunto i 173 miliardi di euro, pari a circa il 53% del valore totale generato dal comparto agricolo (il rimanente è prodotto dagli allevamenti). L’Italia contribuisce alla produzione di una quota del 15% del totale, dietro a Francia (19%), ma davanti a Spagna (13%) e Germania (12%). L’aspetto più significativo, tuttavia, è che in termini di SAU, l’Italia ne detiene una quota pari solo al 7% del totale europeo.
Ciò significa che l’agricoltura italiana è capace di far “fruttare” meglio la superficie coltivata rispetto ai nostri principali competitor agricoli.
Infatti, in termini di produttività per ettaro, se il Veneto è al terzo posto, l’Italia occupa la sesta posizione, con 1.900 euro/ha, poco più su della Germania (8° posto) e notevolmente più avanti di Francia e Spagna, che si posizionano vicine alla media UE-27, pari a circa 940 euro/ha.
Entrando nel dettaglio dell’analisi e distinguendo le aziende in diverse classi dimensionali in termini di SAU, il Veneto primeggia in tutte le classi analizzate. In quella con meno di 5 ha di SAU, predominante in Europa e anche nella nostra regione, dietro i Paesi Bassi che presentano una produttività di oltre 13.000 euro/ha, il Veneto si posizionerebbe al secondo posto, con poco più di 5.000 euro/ha di VPC, seguito da Belgio, Malta e Germania; l’Italia con quasi 3.400 euro/ha sarebbe sesta, la Francia nona, la Spagna quindicesima, tutte con valori comunque superiori alla media UE-27 pari a circa 1.650 euro/ha.
Nella classe di aziende con più di 50 ha di SAU, i Paesi Bassi sono sempre in prima posizione con quasi 500.000 euro/ha, il Veneto si troverebbe in terza posizione, con circa 350.000 euro/ha, l’Italia sempre sesta con una valore medio di 257.000 euro/ha, la Francia addirittura sotto la media UE-27, pari a poco meno di 170.000 euro/ha.
L’andamento percentuale presenta una tendenza crescente negli anni: mediamente, infatti, la produttività è aumentata nell’UE-27 di quasi il 4% nel 2009 rispetto al 2000. I paesi dell’Unione Europea dimostrano di fatto di correre con due velocità diverse, che dipende ovviamente dai valori di partenza in valore assoluto. In questo caso sono note dolenti per l’Italia e la nostra regione, ma anche per i principali paesi agricoli europei: infatti, quasi tutti i nuovi stati membri, tranne l’Ungheria, presentano tassi di crescita superiori al 20% (Malta, Slovenia e Cipro) o addirittura al 60% (tutti gli altri paesi dell’Europa dell’Est). Al contrario i paesi storici presentano percentuali di crescita notevolmente più basse, se non addirittura delle perdite di produttività (come è il caso di Francia, Gran Bretagna): l’Italia, con un incremento dell’11% è la migliore tra i grandi paesi, seguita da Spagna (+5%) e Germania (+1%), molto bene i Paesi Bassi (+15%), mentre il Veneto fa segnare un miglioramento di appena l’1% rispetto al 2000.
Di particolare interesse l’analisi del contributo che le aziende, distinte per classi dimensionali di SAU, hanno fornito alla realizzazione del VPC. I risultati ottenuti sembrano confermare che nell’UE-27, ma anche in Italia, in Veneto e nei maggiori paesi agricoli europei, le aziende di maggiori dimensioni (con più di 20 ha di SAU) sono quelle che contribuiscono in maniera preponderante alla formazione del VPC, pur essendo una percentuale minimale in termini di numerosità.
In media, nell’UE-27, oltre il 60% del Valore della Produzione delle Coltivazioni viene prodotto da circa il 5% delle grandi aziende con superficie superiore ai 50 ha, mentre al contrario, le piccole aziende con meno di 5 ha di SAU (circa il 70% del totale) generano meno del 10% del VPC.
Le casistiche all’interno dell’UE-27 sono ovviamente le più disparate, anche in virtù delle differenti strutture dell’agricoltura nei diversi paesi: in Francia e Germania, ma anche Paesi Bassi e Danimarca, più dell’80% del VPC viene prodotto da una elevata percentuale di aziende con più di 20 ha compresa tra il 40% e il 60%. In altri, una quota di VPC simile o anche superiore, proviene da una percentuale di imprese di grandi dimensioni compresa tra poco più del 20% e meno del 10%: si tratta di paesi, come la Slovacchia, l’Ungheria, la Bulgaria dove coesistono piccolissime aziende agricole di sussistenza e grandi aziende di dimensioni elevatissime, reminiscenze dei grandi latifondi terrieri del passato.
L’Italia, come anche il Veneto, sono in una situazione in cui il contributo delle diverse classi dimensionali di aziende alla formazione del VPC è più equamente distribuito.
Però, quello che emerge in maniera positiva, è che Veneto e Italia presentano un indice di contribuzione alla formazione del VPC delle aziende di maggiori dimensioni più elevato rispetto a tutti i principali paesi agricoli europei. Praticamente, in quest’ultimi, la percentuale di VPC generato da aziende di grandi dimensioni è ovviamente alta perché tante sono le aziende di questa classe; nella nostra regione e in Italia, il contributo di quest’ultime alla formazione del VPC è molto elevato pur essendo una quota molto piccola del totale delle aziende.
Ciò significa che le aziende venete e italiane presentano livelli di efficienza e produttività superiori a quelli degli altri stati europei. È possibile pertanto affermare che tali valori particolarmente elevati dipendono non tanto, o meglio non solo, dalle dimensioni aziendali e quindi dalla struttura agricola esistente nei paesi, ma che su questi incidano fortemente anche la tipologia delle produzioni (ortofrutticole, vitivinicole, florovivaistiche piuttosto che cerealicole) e le capacità organizzative delle aziende.
Per chi volesse approfondire l’argomento, può consultare e scaricare l’intero rapporto cliccando qui.
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