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Continua a diminuire il numero di aziende florovivaistiche venete attive nel settore: nel 2011 sono scese a 1.641 (-1,8% rispetto al 2010). Il calo riguarda tutte le province (su tutte Treviso, con 338 aziende, perde il 3,4% delle imprese) ad esclusione di Rovigo, che registra un lieve incremento delle aziende attive. Padova, seppur in calo (-2%), conferma la propria leadership a livello regionale con 503 aziende, oltre il 30% del totale.
Più nel dettaglio, le analisi effettuate dagli esperti dell’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura sugli ultimi dati aggiornati forniti dal Servizio Fitosanitario Regionale, inserite nell’ultimo numero della newsletter Florovivaismo Veneto n. 19 – Febbraio 2011 pubblicato sul sito internet di Veneto Agricoltura, evidenziano un calo più accentuato delle aziende considerate “piccoli produttori”. Quest’ultime, dopo essere cresciute fino al 2009 (quando erano poco meno di 900), sono diminuite nell’ultimo biennio, fino a scendere a 828 unità (-7% rispetto al 2009, -3% rispetto al 2005). Una conferma di come, di fronte alla strisciante crisi economica degli ultimi anni, siano state proprio le aziende di minori dimensioni quelle a risentirne maggiormente.
Per quanto riguarda il comparto produttivo, seppur in leggero calo (-1,3% rispetto al 2010), le aziende sono principalmente attive nel vivaismo ornamentale (1.482 unità, circa il 90% del totale); in diminuzione (-2,6%) anche le aziende attive nel vivaismo frutticolo (260 unità, il 16% del totale) e forestale (83 unità, -6,7%). In crescita invece le aziende impegnate nel vivaismo orticolo (530 unità, +2%), nella produzione di fiori recisi (80 unità, +18%) e soprattutto quelle che operano in produzioni di nicchia (tappeti erbosi, piante grasse, bonsai,..) che si attestano a 68 unità in Veneto (+24%).
Interessante il dato relativo alla specializzazione per settore produttivo: a fronte di circa 860 aziende specializzate in un solo comparto vivaistico, ve ne sono circa 760 che sono invece attive in almeno due comparti e di queste, circa 150 operano in tre o più comparti. Ciò permette di affermare che, per affrontare le difficoltà crescenti degli ultimi anni, le aziende hanno sviluppato due diverse strategie: da una parte c’è un gruppo di aziende che si orientano verso una sempre maggior specializzazione, dall’altra ve ne è un numero altrettanto significativo che attua una strategia esattamente contraria, di diversificazione e integrazione delle attività e delle produzioni, e quindi del rischio.
Nel 2011 la superficie investita a florovivaismo rimane sostanzialmente stabile (circa 3.190 ettari), anche se tale dato è il frutto di dinamiche differenti: da una parte le superfici in piena aria (2.600 ettari, +3%) e in serre fredde (100 ha, +1%), sono in ulteriore aumento, mentre gli ettari coltivati in serre condizionate (270 ha) e le superfici a vasetteria e ombrai (220 ha) sono invece in calo rispettivamente del -4,5% e del -19%. Su queste variazioni ha probabilmente influito l’aumento dei costi per il riscaldamento delle serre.
In forte aumento la produzione florovivaistica, che nel 2011 dovrebbe attestarsi a circa 1,8 miliardi di pezzi (+30% rispetto al 2010). Va precisato che tale valore è influenzato dal diverso ordine di grandezza esistente a seconda del tipo di produzione: se infatti per le piante ornamentali, le barbatelle di vite, le piante da frutto o forestali si parla di milioni o al limite di migliaia di piante, per il vivaismo orticolo, in cui la produzione è costituita da piccole piantine, si parla di miliardi di pezzi. La quota di produzione rappresentata dal materiale vivaistico è salita all’86% (nel 2010 era pari al 79%): su questa variazione ha inciso, in parte, un effettivo aumento della produzione vivaistica regionale (+32%, per lo più riferibile, come precisato, al vivaismo orticolo) e una diminuzione della produzione di piante finite (-5,5% rispetto al 2010).
In termini di canali di vendita e area di commercializzazione, la maggior parte del prodotto viene ceduto ad altri vivaisti e/o aziende agricole (78% del totale), ma l’aspetto più significativo è il continuo aumento delle vendite effettuate tramite grossisti (9,1%), a conferma che vi sono delle aziende più strutturate e di dimensioni produttive tali da poter accedere a tale canale in maniera più vantaggiosa che in passato. Va letto in maniera positiva anche il fatto del continuo aumento delle vendite effettuate fuori dei confini regionali, sul territorio nazionale (47% del totale) e all’estero (4,7%), mentre si riducono ulteriormente le vendite a livello regionale (19%) e sono stabili quelle a livello locale (29%). Un dato che potrebbe significare una ritrovata competitività e capacità delle aziende florovivaistiche venete di occupare mercati più “difficili” in Italia e all’estero.
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