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Continua la flessione delle aziende florovivaistiche autorizzate in base alla L.R. 19/99 e operative in Veneto, che dal 2010 sono in continuo calo e nel 2016 sono scese sotto la soglia psicologica delle 1.500 unità, attestandosi esattamente a 1.491 aziende, in calo del 2,4% rispetto al 2015 (fig. 1).
I dati elaborati da Veneto Agricoltura (tab. 1), costantemente aggiornati dagli ispettori fitosanitari e forniti dal Servizio FitosanitarioRegionale (SFR), evidenziano un calo più rilevante del numero di aziende soprattutto nelle province di Rovigo (-4,5%) e Vicenza (-4,2%).
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Perdite sopra la media anche per Treviso (-3,4%) e Venezia (-2,9%), mentre Belluno fa segnare una flessione comunque significativa (-2,2%) anche se inferiore al dato medio regionale. Meno rilevanti le perdite per Verona (-0,4%) e Padova (-1,3%), che si conferma la prima provincia per numero di aziende in Veneto (30,6% del totale) seguita da Treviso (21,2%).
Distinguendo tra i diversi aggregati produttivi, il più numeroso si conferma quello del vivaismo ornamentale, dove è impegnato circa il 90% delle aziende (1.344 unità, in calo del 2,5% rispetto al 2015): quasi la metà delle aziende è specializzata solo in questa tipologia di vivaismo (tab. 2). Seguono, per numerosità, il comparto orticolo, che impegna il 35% delle aziende (532 unità, -2,4%), e il comparto frutticolo, dove operano 272 aziende (+3,4%), il 18% del totale veneto. Stabili a 76 unità le aziende attive in altre produzioni di nicchia (tappeti erbosi, fragole e piante grasse in particolare). In ripresa, dopo il calo del 2015, il comparto dei fiori recisi (93 aziende, +6,9%) mentre continua la perdita di aziende impegnate nel vivaismo forestale (55 aziende, -6,8%) e nel vivaismo viticolo (50 aziende, -7,4%).
Continua la diminuzione delle aziende specializzate in un solo comparto produttivo, che nel 2016 scendono a 748 unità (-3,2% rispetto al 2015); in calo anche quelle attive in almeno due comparti (584 unità, -3,3%), mentre crescono quelle che operano in tre o più comparti (161 nel complesso, +5%). Analizzando le caratteristiche aziendali, scendono a 684 unità le aziende ancora considerate “piccoli produttori”, che diminuiscono ulteriormente del 5,9% rispetto al 2015, mentre continuano a risalire le aziende iscritte al RUP (Registro Ufficiale dei Produttori), che nel 2016 si portano a 820 unità (+1%). In ripresa, dopo un biennio di flessione, le aziende con l’autorizzazione all’uso del passaporto fitosanitario (410 unità, +7,6%). Considerando la tipologia di attività, nel 2016 è ulteriormente diminuito il numero di “produttori” (1.433 aziende, -2,6%) e quello delle aziende autorizzate come “Realizzatori di aree verdi”, che per il secondo anno consecutivo registrano un calo e scendono a 680 unità (-2,2%). In leggera ripresa invece le aziende autorizzate come vivaisti (1.069 aziende, +1%).
In crescita rispetto al 2015 le aziende accreditate in base alle norme di qualità sui materiali di moltiplicazione e che hanno ottenuto la CAC (Conformità Agricola Comunitaria), necessaria per la commercializzazione nell’UE (fig. 2): nel 2016 sono state 225 (+5%). Nel dettaglio, sono in flessione di una unità le aziende con CAC orticola (-2,2%), mentre sono in ripresa le aziende con CAC frutticola (+4,6%) e, soprattutto, quelle con CAC ornamentale (+12%) e quelle con due CAC.
La superficie florovivaistica continua a calare e nel 2016 è ulteriormente scesa a circa 2.730 ettari (-1,1%, fig.3). La flessione riguarda esclusivamente le superfici in piena aria, che scendono a circa 2.070 ha (-1,6%). Le superfici in coltura protetta, invece, registrano un lieve incremento e si attestano a circa 660 ettari (+0,7%): nel dettaglio, le superfici in serre fredde vengono stimate a circa 72 ettari e le superfici in serre condizionate a circa 260 ettari, mentre quelle in vasetteria e ombrai si portano a circa 325 ettari (+3%).
Si stima che la produzione florovivaistica nel 2016 dovrebbe attestarsi a poco meno di 1,5 miliardi di pezzi, in crescita del 7,3%, rispetto al 2015 (fig. 4). Tale valore è ovviamente influenzato dal diverso ordine di grandezza esistente a seconda del tipo di produzione: ad esempio, per il vivaismo orticolo, dove il prodotto è costituito da piccole piantine, la produzione supera il miliardo di piante mentre per gli altri comparti, ornamentale, fruttiferi o forestali si parla di milioni o al limite di migliaia di piante. Nel dettaglio, ad influire maggiormente sulla ripresa generale è proprio la crescita della produzione di piantine orticole (oltre 1,1 miliardi di piantine,+9,5%), la cui quota di incidenza sul totale della produzione regionale si riporta a oltre il 78%; in aumento soprattutto la produzione di materiale vivaistico (900 milioni di piantine, +54%). In miglioramento anche la produzione del vivaismo frutticolo (18,6 milioni di piante, +11,8%), mentre è sostanzialmente stabile la produzione di piante ornamentali (290 milioni di pezzi) e in flessione l’output del vivaismo viticolo (-9%). Il materiale vivaistico, con circa 1,1 miliardi di pezzi (+38,8%), torna a rappresentare una parte rilevante della produzione florovivaistica regionale, con una quota del 77%, mentre il rimanente 23% è costituito da piante finite (circa 338 milioni di pezzi, -39%).
Per quanto riguarda la provenienza del materiale da coltivare, nel 2016 la quota di prodotto ottenuta attraverso la pratica dell’autoproduzione del materiale di base (fig. 5) è sensibilmente aumentata, portandosi a circa il 76% sul totale delle fonti di approvvigionamento.
Va detto che il dato è frutto più di una migliore precisione dei dati raccolti piuttosto che di un effettivo cambiamento delle prassi aziendali. Inoltre va evidenziato che il dato è fortemente influenzato dalla componente vivaistica orticola, dove il processo produttivo parte dalla semente: in tale comparto infatti la percentuale di autoproduzione del materiale di lavorazione raggiunge l’80%. Escludendo dall’analisi il vivaismo orticolo, per gli altri comparti la quota di materiale di base prodotta internamente è pari al 61%, una percentuale più in linea con quella del 2015. Per lo stesso motivo, se dall’analisi generale risulta in calo l’incidenza di tutte le altre fonti di approvvigionamento, ed in particolare le forniture dal resto d’Italia (dal 13,1% al 7,5%) e ancora di più dai paesi esteri dell’Unione Europea (dal 20,2% all’8,5%), se si considerano solo gli altri comparti vivaistici (quindi quello ornamentale, frutticolo e viticolo), risulterebbe essere in forte calo solo il prodotto proveniente da paesi esteri dell’Unione Europea, mentre sarebbe in aumento la provenienza di materiale di lavorazione sia dall’ambito regionale (che passa dal 4,1% al 5,1%), che nazionale (14,7% da 13,1%) e soprattutto estero da paesi extra-UE, che raddoppia passando da 3,7% al 9% del totale degli approvvigionamenti.
L’aumento della quota di materiale vivaistico prodotto permette di invertire la tendenza degli ultimi tre anni nella scelta dei canali di commercializzazione da parte delle aziende venete (fig. 6). Risale infatti la quota di vendite ad altri vivaisti e aziende agricole, che si riporta al 77,4%, mentre segnano una flessione gli altri canali di sbocco: veicolano un 10,5% del prodotto le vendite a privati/hobbisti, il 6,7% costituisce la quota di vendite a dettaglianti, mentre la quota di prodotto ceduto a grossisti è stata pari al 5,5% del totale.
Per quanto riguarda l’area di commercializzazione dei prodotti (fig. 7), nel 2016 si sono registrate solo minime variazioni nella distribuzione delle vendite per area di mercato. Si segnala la flessione delle vendite a livello regionale, la cui quota sul totale scende dal 22,6% al 21,5% e locale (33,1%) a favore dell’aumento della quota di vendite destinate all’Estero in ambito UE, che registrano un’ulteriore crescita passando dal 5,2% al 6,3% e le vendite sul territorio nazionale (38,7%).
Negli ultimi cinque anni il valore della produzione del comparto[1] il valore della produzione è stato alquanto altalenante(fig. 8), ma nell’ultimo biennio ha registrato una crescita e si stima che nel 2016 possa attestarsi a circa 206 milioni di euro, +0,5% rispetto al 2015.
Tuttavia, un’analisi distinta per macro-attività del comparto (fig. 9), evidenzia dinamiche contrapposte: la produzione di fiori e piante è in continuo calo e nel 2016 si stima che il suo valore sia sceso a 52,6 milioni di euro (-1%), mentre la produzione vivaistica è in continuo aumento, anche se in termini assoluti si tratta ancora di valori inferiori rispetto a fiori e piante, ed è pari a circa 28 milioni di euro (+1% nel 2016). In maniera sempre più preponderante il valore del comparto non è generato dall’attività di produzione in campo, quanto dal servizio di sistemazione di parchi e giardini offerto dalle imprese, che negli ultimi dieci anni è in continua crescita e nel 2016 ha quasi raggiunto i 125 milioni di euro (+1%).
News News 2
[1] Il valore della produzione del settore si ottiene sommando al dato Istat relativo a Fiori e Piante, una quota parte delle attività di supporto all’agricoltura, che fanno riferimento alla produzione vivaistica e alla realizzazione e cura di parchi e giardini la cui percentuale è fissa e definita dall’Istat. Il dato per il 2014 è stimato da Veneto Agricoltura utilizzando questa metodologia.
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