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Scadono a fine anno i piani regionali di applicazione della “Direttiva Nitrati”. Slitta a metà 2011 la proroga chiesta dall’Italia all’UE ai limiti di spandimento di azoto. Il Veneto risponde con “RiduCaReflui” che venerdì prossimo propone una visita a Valeggio sul Mincio (VR)
Dopo un anno di negoziato la risposta della UE alla richiesta italiana di innalzare il limite dei 170 chili di azoto spandibili per ettaro l’anno nelle zone vulnerabili, sembrerebbe slittare a metà 2011. Sullo sfondo lo scadere a fine anno dei Piani d’Azione quadriennali delle regioni del bacino padano veneto (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia) che stabiliscono in modo dettagliato come applicare la “direttiva nitrati” per rientrare nei parametri di spandimento consentito. Piani da revisionare in conformità alla normativa nazionale e che saranno sottoposti alla VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Con questo scenario, il progetto “RiduCaReflui“, di Regione e Veneto Agricoltura, che analizza “percorsi modello” per il trattamento dei reflui zootecnici in grado di consentirne il loro riutilizzo trasformandoli, così, in una risorsa energetica (produzione di biogas a monte del trattamento) e agronomica (produzione di fertilizzanti organici da trattamenti conservativi dell’azoto), diventa ancora più importante. “Non è più nostra intenzione percorrere la strada dei rinvii – ha recentemente ricordato l’Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Franco Manzato – rispetto ad una normativa europea che non risponde alle esigenze degli agricoltori”. E proprio per questo i percorsi analizzati con “RiduCaReflui” forniranno alle aziende venete diverse soluzioni logistiche, tecnologiche e contrattuali per operare entro i limiti della “direttiva nitrati”.Tra gli eventi in calendario Venerdì 17 dicembre dalle ore 10.00 una visita all’Azienda Agricola Casar Sant’Anna a Valeggio sul Mincio (VR), ed al suo allevamento di suini all’ingrasso, destinati ai circuiti DOP del prosciutto di Parma e di San Daniele. La potenzialità produttiva della struttura è pari a circa 12.000 capi; attualmente vengono allevati tra i 4.200 e i 6.500 suini, di peso compreso tra i 25 kg/capo sino a 160÷170 kg/capo. La rimozione delle deiezioni avviene mediante lavaggio delle corsie con la frazione liquida del digestato in pressione. Qui il liquame alimenta un impianto di digestione anaerobica, in cui viene eventualmente co-digerito siero e insilato di mais. La co-digestione garantisce la produzione di biogas necessaria per alimentare il cogeneratore installato (120÷135 kWe sino a 170 kWe), qualora il numero di suini e la relativa quantità di liquame prodotta non sia sufficiente. L’impianto di produzione di biogas risale al 1985 (impianto “semplificato”, funzionamento in regime di psicrofilia); nel 2006 è stata aggiunta una specifica parte operante in regime mesofilo. I terreni in proprietà sono pari a circa 20 ettari coltivati a mais e orzo. A questi vanno aggiunti 180 ettari in asservimento necessari per l’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e/o digestati prodotti. Interverranno ai lavori Giustino Mezzalira e Giulia Ruol di Veneto Agricoltura, David Bolzonella dell’Università di Verona e Amedeo Franchini, titolare dell’azienda agricola.
Info: 049/8293897 – Fan Page in Facebook e canale youtube “Riducareflui”.
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