04.11.2010 Alluvioni, salvare la città, una proposta concreta


Servono aree di alluvionamento programmato, ed accordi con il mondo agricolo.

In questo periodo presso gli appositi uffici regionali e provinciali stanno affluendo i vari PAT (Piano di assetto del territorio) e PATI (Piani di assetto del territorio intercomunale) predisposti dai Comuni. Si tratta della programmazione che definirà l’uso del territorio nel prossimo futuro, non soltanto per quanto attiene al paesaggio urbano e conurbano, con i relativi insediamenti abitativi ed industriali, ma anche riguardo all’efficacia delle diverse destinazioni d’uso nei confronti del rischio idrogeologico. Tema diventato drammaticamente d’attualità in questi giorni.

Molto si sta parlando delle cosiddette casse di espansione, quelle aree che vanno predisposte lungo il corso dei grandi fiumi, al fine di poter accogliere temporaneamente grandi masse d’acqua, impedendo loro di riversarsi nei centri urbani. Si tratta di interventi necessari ma che da soli, sostiene Paolo Pizzolato, Amministratore Unico di Veneto Agricoltura, non saranno sufficienti a gestire gli effetti dell’evoluzione del clima nel prossimo futuro. Le previsioni degli esperti, infatti, dicono che stanno aumentando le piogge intense e che fatti come quelli di questi giorni saranno purtroppo sempre più probabili.

Ancora una volta l’agricoltura è chiamata ad essere al servizio del bene comune, mettendo a disposizione proprie aree a salvaguardia, in questo caso, dei centri urbani. Le casse di espansione, fondamentali per contenere le piene dei grandi fiumi, richiedono espropri e/o indennizzi molto onerosi per la comunità e sono male accolte dal mondo agricolo (vedasi le opposizioni sorte quasi ovunque in questi anni). Pizzolato, con i tecnici di Veneto Agricoltura, ritiene ci sia una soluzione alternativa alle casse, o che si integra con le stesse, che si chiama alluvionamento programmato e che andrebbe inserita nei PAT e PATI dei Comuni.

In estrema sintesi, ogni Comune dovrebbe prevedere, assieme ai Consorzi di Bonifica, delle aree lungo i corsi d’acqua minori che insistano nel loro territorio e che possano essere allagate per sgonfiare la portata degli affluenti dei fiumi principali. Un sistema utile per ridurre le ondate di piena e abbassare quindi il rischio di esondazioni pericolose nei grandi centri urbani. Le singole aree dovrebbero essere delimitate da semplici opere (arginelli) di conterminazione, di scarso impatto sul territorio e sulle aziende.

Entro le aree di alluvionamento programmato dovrebbero essere coltivate, soprattutto, colture non sensibili agli allagamenti (cedui a corta rotazione di pioppi, platani, salici, etc.), tagliati frequentemente per produrre biomassa legnosa ad uso energetico. Gli stessi Comuni che hanno previsto le aree potrebbero stipulare con gli agricoltori contratti di acquisto della biomassa, per realizzare reti di teleriscaldamento nel loro territorio.

Attraverso i Consorzi di Bonifica, che sono pagati da tutti i proprietari che ricevono un beneficio, potrebbero essere dati ai proprietari dei giusti compensi annuali per il servizio di sicurezza idraulica con ciò creando un circolo virtuoso tra chi riceve e chi offre un servizio, senza gravare sulle casse della finanza pubblica.

Veneto Agricoltura, assieme alla Regione Veneto e ad alcuni Consorzi di Bonifica, sta portando avanti interessanti progetti pilota di gestione di aree di alluvionamento programmato che potranno essere utili esempi per i Comuni virtuosi che vorranno pensare oggi alla loro sicurezza di domani.

Ufficio Stampa