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A Valdastico (VI) primi risultati sul recupero di questo pesce (“marsone”) dei nostri fiumi, protetto a livello europeo, grazie a Veneto Agricoltura e Università di Parma.
Dicono i più autorevoli gourmet, prima che lo scazzone diventasse specie protetta a livello europeo, nazionale e locale, in quanto popolazione soggetta a rarefazione, che un piatto a base di “marsoni” (altro nome indicativo della specie) fosse sempre in grado di soddisfare i palati più raffinati.
Essendo di acqua dolce questo ottimo pesce è soggetto a bracconaggi consistenti: con l’obiettivo di ripopolarlo e anche accontentare le potenziali richieste della ristorazione, Veneto Agricoltura, dopo una prima sperimentazione con l’Università di Parma, ha avviato un’iniziativa mirata a riprodurre scazzoni partendo da riproduttori selvatici in vasche di grandi dimensioni. Il progetto “Produzione sperimentale di Scazzone” si sviluppa presso il “Centro Ittico” di Veneto Agricoltura con sede a Valdastico (VI).
Dal corpo quasi conico, il “marsone” ha il suo habitat naturale nei torrenti di fondovalle e montani, risorgive, fiumi pedemontani; la livrea è di colore marrone chiaro con striature più scure, pinna dorsale doppia, pinna anale lunga, quelle ventrali piccole, pinna caudale a ventaglio.
Quest’anno, nelle vasche del “Centro ittico di Valdastico”, i tecnici di Veneto Agricoltura sono già riusciti ad ottenere una prima riproduzione di scazzoni catturati nel vicentino; è perciò in fase di definizione un protocollo standard per il suo allevamento. Le ultime stime dicono che nel giro di 24 mesi sarà possibile ottenere soggetti di dimensioni appropriate per la vendita ed il consumo; successivamente si potrà avviare una produzione intensiva di questo pesce.
In futuro saranno promosse giornate divulgative relative a questa nuova attività di acquacoltura considerata anche la possibilità di caratterizzare da un punto di vista genetico i soggetti allevati in vista di una richiesta di DOP (Denominazione di Origine Protetta).
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