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Gli attacchi più consistenti al mais sono stati portati dalla specie migrante S. ipsilon (Furlan et al., 2001); tale specie normalmente non riesce a svernare, perlomeno nelle condizioni dell’Italia settentrionale (Zangheri et al., 1998) e le pullulazioni sono determinate da massici voli da sud. La specie svernante S. segetum è costantemente presente ma non ha mai causato attacchi diffusi consistenti. Dal punto di vista della difesa del mais nelle prime fasi di sviluppo risulta pertanto fattore chiave riuscire a prevedere il momento dell’eventuale presenza della prima specie. Una lotta preventiva alla semina non ha senso tecnico né economico in quanto gli attacchi:
— sono saltuari (in Italia ultimi gli ultimi significativi si sono verificati nel 1971, 1983); di fatto l’ incidenza economica è modesta considerando un periodo di anni significativo; — non sono normalmente prevedibili alla semina; — non vi è un controllo significativo da parte dei trattamenti preventivi concianti o microgranulari, anche considerando i più “vocati” poiché trascorre un lungo lasso di tempo tra semina (e distribuzione prodotti) e gli attacchi e perché questi ultimi sono portati da larve (dalla quarta età in poi) già ben sviluppate (normalmente su piante diverse da quelle della coltura trattata) che richiedono una buona concentrazione di principio attivo per essere bloccate.
La lotta razionale deve -basarsi su una corretta applicazione dei modelli previsionali in grado di stimare l’entita’ del rischio e il momento di comparsa delle larve di quarta età; quindi che consentano di individuare ove e quando sia necessario intervenire con interventi tempestivi in post-emergenza alla comparsa del 4°stadio se si supera la soglia indicativa del 5% di piante attaccate alle 3-4 foglie. Tale modello, derivato dall’esperienza statunitense dell’Iowa, è stato testato sin dal 1991 nelle condizioni dell’Italia nord-orientale (Furlan et al., 2001) evidenziando una buona capacità previsionale (errore ± 2 giorni). Esso si basa sulla verifica costante dell’eventuale insorgere di venti da sud significativi e le catture di trappole a cono (Hartstack) o a colla. Una volta individuato l’inizio del volo di S. ipsilon (preceduto in genere da venti da sud forti e continui e catture apprezzabili delle trappole) si comincia il calcolo della somma termica (al giorno (T max – T minima)/2 – 10.4, soglia di accrescimento delle larve) usando la temperatura dell’aria o del suolo. Così facendo, utilizzando più stazioni di rilevamento a seconda dell’areale oggetto dell’indagine si può stimare, avendo modelli meteorologici che consentano di prevedere con affidabilità l’andamento delle temperature per 4-5 giorni, all’approssimarsi dell’accumulo dei 176 gradi calore in corrispondenza del quale il 50% della popolazione raggiunge lo stadio di sviluppo in grado di danneggiare il mais. A partire dalla data segnalata si dovrà osservare se vi è presenza di larve di nottua nelle aree individuate come a rischio, per eventualmente intervenire in post-emergenza con insetticidi liquidi qualora si superi, per il mais, il limite del 5% delle piante attaccate. Particolare attenzione dovrà essere posta ai terreni che hanno ospitato vegetazione o residui colturali nel periodo del volo indicato nel bollettino. Si invita pertanto a seguire con attenzione i bollettini previsionali.
Furlan L., Zangheri S., Barbieri S., Lessi S., Delillo I., Barbi A., Brichese F. (2001) – Black cutworm alert programme in Italy. Proceedings of XXI IWGO Conference, Legnaro Italia, 27 ottobre – 3 Novembre 2001, 407 – 412.
Zangheri S., Furlan L., Sannino L. (1998). Agrotis ipsilon (Hufnagel): indagini sullo svernamento in diverse regioni italiane. Boll. Zool. agr. Bachic. Ser. II, 30 (2): 125 – 130.
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