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Aumenta la superficie investita a florovivaismo in Veneto nel 2008, che supera i 3.000 ettari con un incremento di circa il 9% rispetto al 2007. È questo il risultato più significativo che emerge dalle analisi che gli esperti di Veneto Agricoltura hanno effettuato sugli ultimi dati aggiornati forniti dal Servizio Fitosanitario Regionale.
Considerando che il numero di aziende venete attive nel settore si è praticamente stabilizzato negli ultimi cinque anni (1.717 aziende nel 2008), ne consegue che è in crescita anche la superficie media aziendale destinata a colture florovivaistiche, che in effetti è passata da 1,3 ha/azienda nel 2002 a 1,7 ha/azienda nel 2008.
L’aumento delle superfici può essere motivato dalla necessità di ridurre l’incidenza dei costi fissi su una maggiore superficie investita, tentando di aumentare il fatturato aziendale e conseguire così un miglior margine di contribuzione.
A dispetto delle maggiori superfici coltivate, la produzione florovivaistica, influenzata dall’andamento climatico ma soprattutto dal mercato, ha registrato una flessione nel 2008, attestandosi a circa 1,35 miliardi di pezzi (-4%). L’aspetto più interessante però è la variazione della tipologia di prodotto realizzato: il materiale vivaistico (si considera tale il prodotto venduto ad altri operatori impegnati professionalmente, cioè altre aziende vivaistiche o agricole), pur rappresentando ancora la quota principale della produzione veneta (76%) vede diminuire la sua incidenza percentuale, a favore principalmente del prodotto finito (18%), venduto a dettaglianti, grossisti o consumatori finali. Il rimanente 6% è costituito da materiale di base da coltivare (gemme, portainnesti e talee).
Molto interessante è anche la variazione in essere nella provenienza del materiale da coltivare, che sempre più viene autoprodotto dalle aziende (42% del materiale di partenza, nel 2007 tale quota era solo del 22%). Diminuiscono invece gli approvvigionamenti a livello nazionale (15% del totale rispetto al 39% del 2007), mentre crescono le importazioni dagli altri paesi dell’Unione Europea (26%). Una prima causa di questo tendenza è probabilmente da ricercare nel tentativo di risparmiare sui fattori della produzione a causa delle difficoltà economiche. Confrontandosi con esperti riconosciuti a livello nazionale, bisogna anche evidenziare il cambiamento in atto nel modo di produrre di molte aziende, che tendono ad acquistare più facilmente materiale da ricoltivare rispetto alle talee per ridurre il ciclo produttivo. Se a questo si somma la carenza in Italia di grandi aziende specializzate nella produzione di materiale vivaistico ornamentale di base, è possibile spiegare anche le dinamiche nei rifornimenti a livello nazionale ed estero.
La scelta dei canali di commercializzazione si sta orientando sempre più verso quei clienti (consumatori finali e dettaglianti) che permettono di conseguire un maggior margine di guadagno per singolo pezzo venduto recuperando marginalità nelle produzioni. È in aumento infatti la quota di prodotto venduta a privati e hobbisti (che supera il 10% nel 2008 rispetto all’8% detenuto nel 2007) e anche le quote commercializzate a dettaglianti (7,1%) e grossisti (6,6%), mentre diminuiscono le vendite ad altri vivaisti e aziende agricole (76% rispetto all’81% registrato nel 2007). Di conseguenza si riduce anche l’area di commercializzazione dei prodotti, veicolati per circa il 63% entro i confini regionali (nel 2007 tale quota era del 52%), mentre cala vistosamente l’incidenza delle vendite a livello nazionale, che passa dal 44% del 2007 al 34% del 2008.
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