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Il Monte Baldo è la catena montuosa più occidentale delle Prealpi venete. E’ delimitato a nord dalla valle di Loppio, a ovest dal lago di Garda, a est dalla Val Lagarina e a sud dalla conca di Caprino e dall’anfiteatro morenico di Rivoli. Si estende in senso NNE-SSO per oltre 30 km con cime che si elevano oltre i 2200 metri s.l.m. Il rilievo suddiviso tra Veneto e Trentino, si compone di due distinte parti: il Monte Baldo vero proprio, che va da punta San Vigiglio a Bocca Navene, e il Monte Altissimo di Nago, che va da Bocca Navene fino alla Sella di Loppio.
LA FORESTA E L’UOMO Il nome “Monte Baldo” compare per la prima volta in una carta topografica germanica del 1163. “Polninus” sembra essere invece il toponimo romano rimasto in uso fino alla fine del medioevo. Le prime tracce della presenza umana risalgono alla preistoria con la frequentazione Paleolitica (da 20.000 a 8.000 anni a. C.), Mesolitica (da 8.000 a 4.500 anni a. C.) e Neolitica (da 4.500 a 2.000 anni a. C.) come testimoniano le splendide incisioni rupestri del Monte Luppia. Durante il dominio romano vennero costruite diverse opere difensive, in punti strategicamente importanti, soprattutto lungo la strada che collegava Garda a Rivoli e lungo la strada che da Caprino portava a Ferrara di Monte Baldo. Attorno a queste fortificazioni, con il passare del tempo, sorsero dei piccoli villaggi che con l’avvento del cristianesimo si arricchirono di cappelle e chiesette, alcune delle quali sono ben conservate come la Pieve di Caprino, Santa Cecilia e San Gallo a Pesina e San Benigno e Caro a Malcesine. Durante la dominazione barbara, ed in seguito fin dopo l’XI secolo, il Monte Baldo venne frammentato in numerosi domini feudali ed ecclesiastici. Con la liberazione dalle servitù feudali nacquero, nel XII secolo, i primi comuni (Caprino, Pesina, Brentino, San Zeno di Montagna, Torri, etc…). Dopo la dominazione scaligera il Baldo conobbe il lungo dominio veneziano e fu suddiviso amministrativamente in due parti: il versante occidentale, appartenente alla “Gardesana dell’acqua”, sotto il controllo di Malcesine, e il versante sud-orientale, appartenete alla “Gardesana della terra”, dipendente da Caprino. Dopo la breve parentesi napoleonica l’area rimase agli austriaci fino all’annessione del Veneto all’Italia, escluso però il Monte Altissimo. Durante la prima guerra mondiale la catena baldense divenne terra di confine tra il Regno d’Italia e l’Impero Austroungarico. Furono costruite diverse fortificazioni, gallerie e trincee (soprattutto a Novezza, sul Telegrafo e sull’Altissimo) di cui oggi rimangono ancora numerose testimonianze. Sempre in questo periodo vennero costruite dai soldati alcune strade militari tra cui la strada “Generale Graziani” e la strada che da San Zeno porta a Prada e a Brenzone e a Forte di Naole. Anticamente il Monte Baldo era chiamato la “Montagna dei pastori”; la risorsa principale delle popolazioni che ne abitavano le pendici era infatti la pastorizia. Con la razionalizzazione della pratica dell’alpeggio, compiuta nel Cinquecento dai Veneziani, l’allevamento del bestiame, soprattutto dei bovini, venne notevolmente incrementato. Molti boschi vennero distrutti per far spazio a prati e pascoli e un po’ ovunque sorsero delle costruzioni caratteristiche: le malghe, che servivano per la raccolta del latte e la lavorazione del formaggio. Alla fine degli anni ’70 le malghe censite sul Baldo erano 48.
GEOLOGIA IL massiccio del Monte Baldo è costituito prevalentemente da rocce sedimentarie marine di tipo carbonatico ed in particolare da calcari e dolomie; sono presenti anche calcari marnosi, marne e rocce vulcaniche. La formazione più antica è rappresentata dalla “Dolomia Principale” del Triassico; a questa si sovrappongono i calcari grigi, i calcari oolitici, Il Rosso Ammonitico Veronese del Giurassico, il Biancone ed infine la Scaglia del Cretaceo. La catena si è formata nell’Era Cenozoica (tra 65 e 2 milioni di anni fa) quando i materiali depositati nell’antico Mare della Tetide, in seguito alla compressione dovuta alla collisione tra la placca Africana e quella Eurasiatica, si inarcarono per originare le Alpi. Gli agenti dell’erosione hanno poi attivato una azione demolitrice in seguito alla quale si sono formate le valli, i canaloni, i fenomeni carsici e i circhi glaciali, di cui sul Monte Baldo è possibile ammirare splendide forme.
CLIMA Il clima è piuttosto mite con temperature medie abbastanza elevate per l’effetto mitigante esercitato dalla grande massa d’acqua del lago di Garda e comune è in inverno il fenomeno dell’inversione termica. Le stagioni più piovose sono la primavera e l’autunno mentre le minime precipitazioni si registrano in inverno.
LA VEGETAZIONE Il Monte Baldo è conosciuto in tutto il mondo per la sua straordinaria ricchezza floristica. Immediatamente a ridosso del lago si estende una fascia fortemente antropizzata caratterizzata dalla coltivazione della vite e soprattutto dell’ulivo. Più in alto, fin verso i 600-700 metri di quota, si mantiene una vegetazione naturale spontanea costituita fondamentalmente da roverella nelle zone asciutte e soleggiate e da carpino nero sui versanti più umidi e freschi. In questi boschi cedui, discontinui e di lento accrescimento, alla roverella e al carpino si associano in genere l’orniello, il cerro, il pero corvino, il bagolaro e l’albero di Giuda. Nelle zone più aride e secche, spesso su versanti ripidi e scoscesi, si trovano estese macchie di leccio, associato spesso con l’ilatro e l’alaterno. Si tratta di vegetazione relitta xeroterma (tipica cioè dei climi secchi e aridi), testimone di condizioni ambientali ben diverse dalle attuali e risultano delle variazioni climatiche connesse con le glaciazioni quaternarie. Dove invece il suolo è più evoluto e moderatamente acido si rinvengono alcuni castagneti da frutto. Le superfici a prato presenti in questa fascia non occupano grandi estensioni. Esse si ritrovano per lo più sul versante orientale mentre su quello occidentale sono in pratica assenti per l’elevata pendenza del terreno. Dove il suolo è più ricco si sviluppano prati pingui caratterizzati dalla presenza dell’erba altissima, mentre nelle aree più aride e ripide vengono sostituiti da prati più poveri e magri. La fascia immediatamente superiore è caratterizzata dalla faggeta di cui è possibile individuare sul Monte Baldo due distinte tipologie: una più termofila a contatto con i boschi a carpino e orniello ed una invece con carattere spiccatamente mesotermo alle quote più elevate. Nella faggeta termofila, rada e luminosa, al faggio si associano spesso il carpino e l’orniello e, nello strato arbustivo, il nocciolo, il viburno lantana e la rosa canina. Lo strato erbaceo è ricco di numerose specie tra cui molte orchidee, l’erba trinità, l’erba limona e il ciclamino delle Alpi. Tra i 1000 e 1400 metri di quota, su suoli freschi e profondi, si sviluppa la tipica faggeta montana di cui oggi però sul Monte Baldo rimangono solo alcuni lembi residui, con il faggio sempre dominante al quale solo occasionalmente si accompagnano altre specie arboree quali l’acero di monte, il sorbo degli uccellatori, il sorbo montano e il ciliegio selvatico. Ad altitudini superiori il faggio risulta spesso consociato all’abete bianco e soprattutto all’abete rosso la cui diffusione è stata largamente favorita dall’intervanto dell’uomo. Merita una nota particolare lo splendido bosco misto di latifoglie e conifere della Riserva Integrale di Lastone-Selva Pezzi sul versante occidentale del rilievo. Il bosco è caratterizzato dalla presenza di faggio e di abete rosso e bianco, mescolati assieme in diversa percentuale. Alle quote più elevate, si estende l’orizzonte degli arbusti contorti e dei pascoli d’altitudine. Questa fascia è caratterizzata essenzialmente da distese ampie e più o meno discontinue di pino mugo con sporadiche presenze di ginepro nano, salice glabro e sorbo degli uccellatori. In maggio e giugno nelle radure tra i mughi dominano le splendide fioriture della peonia, dei rododendri e dell’erica carnea. I ghiaioni, i macereti e le zone più ripide, su suolo calcareo, permeabile e dunque povero d’acqua, sono caratterizzate dalla presenza di sesleria comune e carice sempreverde. Nella flora delle zone più elevate della catena baldese spiccano alcuni importanti endemismi tra cui il ranuncolo di Kerner (Callianthemum kerneranum), la carice candida (Carex baldensis), la campanula del M. Baldo (Campanula petraea) e l’anemone del M. baldo (Anemone baldensis). Sulle creste e nelle vallette nivali, dove la neve accumulatasi durante l’inverno persiste per molti mesi, si osservano piccoli cespugli striscianti di salici nani (Salix herbacea, S. retusa, S. reticulata) e una rada vegetazione erbacea a carice rigida (Carex firma), sesleria minore (Sesleria sphaerocephala), geranio argentino (Geranium argenteum) e silene a cuscinetto (Silene acaulis).
AREE DI PREMINENTE INTERESSE NATURALISTICO 1. Riserva Naturale “Lastoni – Selva Pezzi”. Grande complesso boscato, gestito in forma integrale, caratterizzata da estesi popolamenti di abete bianco e rosso e, alle quote più elevate, da ricche praterie ed aridi circhi glaciali. Interessantissima la componente faunistica con presenza soprattutto del camoscio e, nelle zone a quote inferiori, del cervo. 2. Area “Dossa e Cassa”. Ambiente estremamente selvaggio e scosceso di grande interesse floristico e geologico. 3. Riserva Naturale “Gardesana Orientale”. Area boscata limitrofa il Lago di Garda di importanza notevole dal punto di vista floristico per la diffusa presenza di specie termofile, caratteristiche del clima caldo mediterraneo. 4. Dorsale delle Creste. Ambiente di alta quota di severa bellezza con caratteristici habitat di grande interesse naturalistico. Presenza oltremodo interessante costituita da trincee, ricoveri ed altri manufatti risalenti all’epoca del Primo Conflitto Mondiale. 5. Itinerario delle Malghe. Interessatissimo “viaggio” attraverso il mondo rurale dell’alpeggio, con la sua cultura, i suoi ambienti, i suoi edifici. Grandi spazi a pascolo intercalati da ombrosi popolamenti di faggio dove è possibile percorrere a rapide tappe gli aspetti naturalistici e storici più salienti della Montagna Baldense. 6. Orto Botanico di Novezzina. Area d’interesse specifico, condensato delle più rappresentative specie vegetali presenti sul Monte Baldo, compresi gli endemismi salienti. Base per lo studio e la divulgazione naturalistica nonché punto di partenza per escursioni e visite nella Foresta. 7. Anfiteatro dell’Orsa. Caratteristica area nei pressi di Ferrara di Monte Baldo caratterizzata dall’imponente circo di rocce strapiombanti sulle quali si possono facilmente scorrere le antiche ere geologiche nonché visitare l’orrido omonimo, creato dal torrente Pissotte.
LA FAUNA Grazie alla grande varietà di ambienti, alla presenza di diverse aree dove la fauna è protetta e ad alcune reintroduzioni ben riuscite, il territorio baldense possiede un patrimonio faunistico estremamente vario ed interessante. Tra i cervidi ben rappresentato è il capriolo che occupa soprattutto le aree boscate inframmezzate da radure e la fascia degli arbusti contorti. Nelle zone rocciose e nelle praterie alpine, al limite superiore della vegetazione arborea, è possibile osservare il camoscio. La marmotta è presente con numerose colonie; la si può vedere con facilità in località Forte di Naole, Malga Artillone, Pra Alpesina, Ventrar e nelle valli dei circhi glaciali del versante gardesano. Nei boschi misti di latifoglie e conifere è facile scorgere lo scoiattolo mentre si sposta da un ramo all’altro in cerca di cibo. Molte altre specie di mammiferi, pur essendo abbastanza comuni, per le loro piccole dimensioni o per le abitudini prevalentemente notturna passano facilmente inosservate: la donnola, la faina, la martora, il tasso, la lepre comune, la volpe e numerosi micromammiferi. Sono tuttavia gli uccelli i vertebrati che più facilmente si possono osservare durante un’escursione sul Monte Baldo. Tra i rapaci presente è l’aquila reale; comuni sono il gheppio, lo sparviere, l’astore, la poiana e il nibbio bruno. Durante il periodo invernale e nel corso della migrazione primaverile è stato più volte segnalato il falco pellegrino. Tra i rapaci notturni, la civetta capogrosso e la civetta nana frequentano i boschi misti maturi di conifere e latifoglie inframmezzati da ampie radure, spesso ai margini di prati e pascoli. Comune è l’allocco mentre localizzata risulta la presenza del gufo comune. Tra i galliformi di montagna, nei pascoli d’alta quota, tra gli arbusti contorti, al limite superiore della vegetazione arborea, si possono incontrare il gallo forcello e la coturnice. Molto elusivo e più difficile da osservare è invece il francolino di monte. Raro è il gallo cedrone. Nei boschi misti maturi di faggio e abete bianco nidifica con poche coppie il picchio nero; il più diffuso è invece il picchio rosso maggiore, osservabile anche alle quote meno elevate nei boschi termofili e nei castagneti da frutto insieme al picchio verde e al torcicollo. Tra i corvidi facilmente osservabili, nelle zone più aperte, sono la cornacchia grigia, la cornacchia nera, il corvo imperiale, il gracchio alpino e, nei boschi, la ghiandaia e la nocciolaia. Alle quote più elevate, sulle pareti e sui ripidi costoni rocciosi che sovrastano i pascoli alpini, in estate, si possono osservare il balestruccio, la rondine montana, il rondone maggiore e, il raro picchio muraiolo. Oltre a quelli menzionati, moltissimi sono gli uccelli che è possibile osservare sul Monte Baldo: tra i più comuni e abbondanti ricordiamo il cuculo, lo storno, il merlo, il tordo bottaccio, il merlo dal collare, il pettirosso, lo scricciolo, il codirosso spazzacamino, il culbianco, l’allodola, la capinera, lo stiaccino, il saltimpalo, alcuni paridi ( cinciallegra, cinciarella, cincia mora, cincia bigia alpestre, codibugnolo), il regolo, il fiorrancino, il fringuello e lo zigolo giallo. Tra i rettili,nelle aree più aride e sassose, in prossimità dei muretti a secco e tra le pietre al margine dei sentieri, le specie più frequenti sono la lucertola muraiola, il ramarro, la vipera comune, il marasso, il biacco e il colubro liscio. Tra gli anfibi, negli ambienti più freschi e umidi, frequenti sono il rospo comune, la rana rossa, la salamandra pezzata, l’ululone dal ventre giallo e il tritone alpestre.
Si ricorda che l’area è Sito di Interesse Comunitario (SIC) (DIRETTIVA 92/43/CEE “Habitat”) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) (DIRETTIVA 79/409/CEE “Uccelli”) ed è quindi inserita nella RETE NATURA 2000.
DATI GEOGRAFICI Provincia: Verona Comunità Montana: Comunità Montana del Monte Baldo (tel. 045.7241600) Comuni: Malcesine, Ferrara di Monte Baldo, San Zeno di Montagna, Caprino Veronese Superficie totale: 2694 ha Superficie boscata: 1890 ha Caratteristiche altimetriche: – Altitudine minima: 70 m/slm Località Gallerie Altitudine massima: 2199 m/slm Monte Telegrafo
NOTIZIE UTILI COME SI ARRIVA ALLA FORESTA DEMANIALE DEL MONTE BALDO Spiazzi e Ferrara di Monte Baldo, principali centri del settore veronese, si possono raggiungere seguendo, dal casello di Affi, sull’autostrada del Brennero A22, le numerose indicazioni per il Monte Baldo. Molte sono poi le strade e i sentieri che dalla sponda veronese del lago di Garda, risalendo le pendici del monte conducono alle principali località baldensi. Percorrendo l’autostrada A22 e uscendo a Rovereto Sud, in circa mezz’ora di auto si può raggiungere Brentonico, ideale punto di partenza per le escursioni nel settore trentino del rilievo
Per Informazioni e materiale informativo: Veneto Agricoltura – Centro Forestale di Verona tel. 045/913620 fax 045/917800 e-mail: foreste.verona@venetoagricoltura.org
Comunità Montana del Monte Baldo (Caprino V.se) tel. 045/7241600
Corpo Forestale dello Stato (Caprino V.se) tel. 045/7241455
Azienda di promozioni turistica n.13 tel. 045/592828 Provincia di Verona – assessorato al turismo Via delle Franceschine, 10 37122 VERONA e-mail: info@tourism.verona.it
Uffici di informazione e accoglienza turistica – I.A.T. Verona Stazione fs porta nuova Piazza XXV Aprile (cap 37138) Tel / Fax 045 8000861 e-mail: iatfs@tiscalinet.it